tag:blogger.com,1999:blog-84693556169513200142024-03-19T08:44:36.733+01:00occupy your mindUnknownnoreply@blogger.comBlogger256125tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-61226814161938759832023-06-05T10:51:00.003+02:002023-06-05T10:51:44.639+02:0005.06.2023Alla faccia dei buoni propositi.<div>Non è questione di tempo, è questione che non saprei nemmeno cosa dire.</div><div>Vorrei tanto poter fissare nella memoria questa mattina, ma poi, quando mi ci metto, le parole sembrano banali. Alcune cose proprio non ne hanno bisogno, nessun bisogno di definizione. Il mio bisogno è semplicemente quello di cristallizzare le sensazioni. Ho paura di addormentarmi e svegliarmi in un mondo dove il mio bimbo ha un tatuaggio in fronte, ascolta musica di merda e mi ignora.</div><div>Per questo, solo per questo, vorrei ricordarmi questa mattina. </div><div>La pioggia contro i vetri. </div><div>Il silenzio. </div><div>I miagolii di nico che ha imparato a farsi la colazione self service e a sganciare il reggiseno per abbeverarsi senza nemmeno svegliarmi. </div><div>Mangia con tutto il corpo, rannicchiato, caldo e profumoso, si aggancia con manine, piedini e bocca e mugugna soddisfatto, ancora un po' addormentato, tutto soffice con quei rotolini inaffrontabili. </div><div>Sale il padre coinquilino che non si stanca di propormi di bere il caffè insieme, nonostante io rifiuti tutte le volte. Nico interrompe l'impegnatissima colazione per salutarlo con enormi sorrisi, gridolini e un piccolo discorsetto di bababa-mamama-aeee. Io poi mi metto il mio bimbolozzolo sulle ginocchia e constato nuovamente che è più del doppio di qualche mese fa, anche se più piccolo e più magro dei bambini della sua età. Di nuovo ripenso al fatto che questo qua è uscito dal mio apparato genitale e avverto ancora un gran mal di pheega al pensiero. Di nuovo ripenso al parto, a come pensavo fosse morto, alla pediatra che, dopo averlo visitato mi dice "eeh madre fumatrice" e mi pento di non averle detto "ma crepa, testa di cazzo" che mi hanno tenuta lì per dei giorni a soffrire come una cagna pur di non praticare un cesareo, mangia particole di merda. Sono passati più di otto mesi e ancora non riesco a superare questo senso di ingiustizia che mi piomba addosso ogni volta che ripenso al parto, ogni volta che penso a come siamo stati entrambi fortunati, perché abbiamo oggettivamente rischiato la vita e nico poteva venir fuori scemo o svergolo o entrambe le cose. Comunque, poi lo guardo e non sembra svergolo, scemo può ancora diventarlo, ma quella sarà una mia responsabilità. </div><div>Procedo con una serie di coccoline al mio cosino, respiro profondamente e penso a quanto sono fortunata a vivere in un posto dove posso essere pagata per stare nel letto con mio figlio. Penso a quanto sono fortunata a non avere una guerra intorno a me, penso che per fortuna posso permettermi di dargli da mangiare, coprirlo dal freddo, portarlo in posti belli. Sono tutti pensieri banali e solo qualche tempo fa mi avrebbero fatto venire il latte alle ginocchia. Ma è proprio proprio vero che lo si riesce a capire a pieno, solo quando ci si immerge. Quando si capisce la fragilità della vita che si ha tra le mani, che non ha chiesto di esistere e che ha diritto ad un'infanzia priva di abusi, traumi e carenze alimentari. </div><div>Faccio tutti questi pensieri così materni e così scontati, mentre cambio, lavo, asciugo, incremo, mordicchio, solletico e tormento il fanciullino.</div><div><br /></div><div>Metto su gli Strokes.</div><div><br /></div><div>Facciamo colazione. Io con cereali e latte, lui con melone e farina di grano saraceno. Va in scena il solito calvario delle mani nel piatto, la sbobba che viene spalmata su faccia, capelli e vestiti di entrambi. Sorridenti bestemmie della madre. Sorridenti bababa-mamama-aeee di nico (probabilmente sono bestemmie anche le sue, ma non lo sapremo mai).</div><div><br /></div><div>Altro pisolino, la giostrina che canta una canzone georgiana, io che mi sbrodolo mentre piego mussoline e body, Nico che se la guarda per un po', poi comincia a reclamare le attenzioni della sua serva. Non so proprio come fare a smettere ad allattarlo: sembra l'unico modo per farlo dormire. Oltre a quello di portarlo in giro sui bolognini, ma sotto la pioggia mi diventa un po' incasinante...</div><div>Quindi, altro piccolo richiamino di latte e pisolino.</div><div>Io nel mentre mi sono guadagnata i miei dignitosissimi 20 euro per una traduzione. </div><div>E ora vedo dei movimenti nel lettino.</div><div>Così</div><div>questo è un cristallo che mi vorrei tenere per sempre.</div><div>Ci sono un miliardo di cose che non vanno bene, ma sono così felice che a volte me ne dimentico.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-46215590708213899812023-05-09T22:27:00.004+02:002023-05-09T22:27:53.464+02:0009.05.2023<p> </p><p class="MsoNormal">Ci tengo un sacco a questa cosa che io sono figa e posso
fare tutto da sola.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In effetti posso fare quasi tutto da sola, ma certe volte mi
domando che cazzo ho in testa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Oggi ho deciso di andare a piedi fino a San Vito,
attraversando i vigneti. Vigneti infangati. Ruote del passeggino che si bloccano.
Io che cerco di liberarle dal fango con gli esili rametti di vite. Io che bestemmio.
La pioggia che inizia e io che non mi sono portata nulla per coprirti. Alla fine
ho dovuto farmi tre quarti di strada impennando su due ruote con te che dormivi
con testa e guance a penzoloni. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Certo, nulla di tragico. È che sono stanca morta e mi
sarebbe piaciuto che qualcuno mi aiutasse. Ma chiedere è pari a un piatto di
merda calda per me, quindi via: sputtano le poche energie a disposizione e porto
in giro la mia coroncina di corna cazzute.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non è tanto questione di indipendenza, quanto di un minimo
di sale in zucca.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">A me è sempre mancato, ma ora andiamo verso valori negativi.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Comunque, un’avventura al giorno per te. A fine giornata c’è
sempre qualcosa di tragicomico da ricordare.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ah e volevo anche ricordare che esattamente un anno fa ti
sei mosso per la prima volta. O meglio è stata la prima volta che ti ho sentito.
O almeno credo fossi tu. Era ora che ti sentissi e mi dicevano che la sensazione
è simile alle bolle nella pancia, solo che io non riuscivo a capire la
differenza e non sapevo mai se sbrodolarmi emozionata o stringere l’ano per non
condividere i miei gas intestinali. Però ricordo bene che ero sdraiata al buio
e ho sentito come una farfalla nella pancia. Mi piace pensare che eri tu, anche
perché era la mia prima festa della mamma ed ero molto triste (non per la ricorrenza,
per carità) e tu mi hai fatto ciao ciao e subito non ero più triste. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ecco.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Resta comunque il dubbio che fosse solo una scoreggia…<o:p></o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-29616002840845347782023-05-09T11:02:00.000+02:002023-05-09T11:02:12.846+02:0008.05.2023<p> </p><p class="MsoNormal">Tu non sei come tutti i bambini.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">È probabilmente la cosa che pensa ogni madre. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Che poi, io di altri bambini non so una mazza. Il mio istinto
materno esisteva in un mondo parallelo, in realtà non avevo idea di quello che
fosse un bambino. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Una cosa però è certa: se alla maggior parte dei bambini
piace la macchina e, addirittura, pare essere un infallibile metodo per
abbatterli, a te la macchina fa cagare. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ieri ti ho portato a Garda a fare un giro con la grande V e
la piccola V e tu hai pianto come se ti stessero cavando la pelle per tutto il
viaggio di andata e di ritorno. Sudato, rigato di lacrime, bestemmiante… io che
già guido di merda, figurati come sto bene con un elemento di disturbo del
genere. Mi concentro per non guardarti mentre guido, giusto così per
scongiurare tipo un frontale, ma ogni volta arrivo a destinazione sfinita e
ogni volta mi prometto che non ti porterò più in giro in macchina e poi ogni
volta ci ripenso, perché non posso mica smettere di vivere solo perché tu ami
cagare il cazzo. Tra l’altro, ieri la mia fabiolina ha deciso di mollare la
batteria dopo nove anni di onorato servizio. Quindi, ricomponiamo il quadro: tu
– sudato, disperato, bestemmiante, io sudata, disperata, bestemmiante, che
andiamo in giro con aria di elementi socialmente pericolosi a supplicare se
qualcuno ci dà la carica per partire. Per fortuna, avere l’aria di madre
adolescente con un piccolo animaletto dai grandi occhi è di aiuto in certe
situazioni. Alla fine siamo riusciti a partire, ma non per questo mi hai risparmiato
le tue urla furibonde per tutto il viaggio. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">In questo momento, sono in piedi che dondolo, con te impacchettato
nel marsupio. Ti sei appena addormentato. Speravo che dormissi nel letto, così
magari potevo farmi un micro pisolino anch’io, ma tu sei convinto di essere un
piccolo canguro e preferisci dormire nel marsupio, con il bonus della mia
schiena spezzata: d’altronde non c’è goduria per te se io non soffro. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal">Per finire la giornata, ieri è venuto quel pagliacetto di mio fratello a farti mille feste e, nonostante tu fossi bollito dopo il viaggio, hai riso un sacco lo stesso. Io adoro la tua risata. Mi si schiudono tutti i fiori dentro e sento un milione di campanellini e voglio esplodere e penso che non ci sia cosa più figa di avere un botolo come te. </p><p class="MsoNormal"></p><p class="MsoNormal">Ho la schiena in frantumi però... come la vogliamo mettere con
questa cosa che appena provo a metterti giù, azioni l’inclinometro e cominci a
piangere?<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-25760277206930219182023-05-07T10:31:00.000+02:002023-05-07T10:31:05.675+02:0007.05.2023<p><br /></p>
<p class="MsoNormal">Ho deciso di iniziare questo diario per te, ma soprattutto
per me. Perché ho la sensazione di essere invisibile, ho il terrore che domani
mi sveglierò e tu avrai vent’anni e tutti questi piccoli momenti belli, brutti,
difficili, disperati e tenerissimi verranno persi nell’oblio. Non so se ho una malattia
degenerativa o se è normale essere così smarriti. Mi dimentico tutto, dalle
cose vecchie alle cose nuove, non padroneggio più il linguaggio e quando parlo
sembro affetta da una qualche sindrome rincoglionente o forse, più
semplicemente, sembro un’analfabeta. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non ho più il tempo per leggere. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Non più il tempo per pensare a cose belle, edificanti,
sviluppanti.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Tutti i miei pensieri si aggirano continuamente intorno alle
cose da fare, pulire, lavare, cambiare, riordinare, cucinare e, nelle pause,
litigo mentalmente con tuo padre. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ho deciso quindi di iniziare questo diario e spero di avere
sufficiente costanza. Spero che tu inizi a dormire per più di trenta minuti
alla volta e spero di imparare a sbattermene del porcile in cui viviamo. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ho scritto diari per anni, diari scritti in teneri
quadernetti, diari scritti in quaderni più adulti, diari scritti su un floppy
disk che ormai nessuno potrà rileggere, diari scritti sul web, diari scritti su
word e poi dimenticati nei meandri degli incasinati terabyte di hard disk che
non funzionano più. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Considerando che non voglio prendere la Sertralina che mi
hanno prescritto per calmare un po’ il sistema nervoso, che non voglio bere più
di un bicchiere di vino al giorno, perché ti starei ancora allattando e mi
sembra disonesto iniziarti all’alcolismo all’età di sette mesi, considerando
che i cannabinoidi sono diventati per me fonte di orribili paranoie e trip
bruttissimi (roba che con quattro tiri di spinello, inizio a svalvolare e
partire per spirali di infantili paure e insensate paranoie paralizzanti), mi è
venuto in mente che, da giovane, la scrittura era l’unica cosa che mi salvava
dalla solitudine, dalla sensazione di non esistere, dalle paure, malinconie,
tristezze. Nonostante abbia appurato da tempo di non avere talento nella
scrittura, nonostante abbia abbandonato da tempo il sogno di diventare
scrittrice, critica letteraria o traduttrice letteraria, nonostante il mio
vocabolario si sia ristretto per mancanza di stimoli, nonostante il mio senso
dell’umorismo e cinismo abbiano perso parecchio smalto, trovo ancora nella
scrittura uno dei modi migliori per tranquillizzarmi e tornare a me stessa.<o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Eccomi dunque mio piccolo botolo, ti uso come destinatario
non senziente delle mie righe. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">La giornata è iniziata intorno alle 5. Tu dormivi accanto
con indosso questo pigiamino con gli alci che ti hanno passato le cuginette
francesi e che ti va già piccolo, ma viste le ristrettezze cerco di prolungare
la vita utile di ogni oggetto. Mi sono resa conto stanotte che era decisamente
ora di tagliarti le unghie dei piedi, perché mi hai graffiato la pancia tutta la
notte. Ti agiti come un forsennato mentre dormi. O meglio, passi da momenti in
cui agiti gambe, braccia e testa a momenti in cui ti adagi e dormi come un
piccolo animaletto guanciuto. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Ecco che ti sei svegliato… <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal">Finisco per il momento. <o:p></o:p></p>
<p class="MsoNormal"><o:p> </o:p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-2284909173214050692023-04-17T17:41:00.001+02:002023-04-17T17:41:49.637+02:0017.04.2023<p> </p><p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;"><o:p> </o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei avere uno
scrigno per poterci infilare ogni momento. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Il piedino che mi
sta in una mano.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Questi enormi
occhi lucenti da piccolo gufo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Il monociglio da
Elio.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">La testa<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che sembra un kiwi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Ci vorrei infilare
l’odore di nanne nel collo.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">La manina che mi
tiene il dito.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">La voracia.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Lo stupore che mi
fionda addosso all’idea che io, mezza scassata come sono, riesco pure a
generare il suo nutrimento.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei infilare
in uno scrigno la cosmica tenerezza che mi riempie all’idea che gli basto io, che riesco a risolvere ogni suo problema.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei conservare
per sempre la sensazione di cristallina purezza, dove non ci siamo ancora fatti
del male, dove io non ho ancora fatto in tempo a sbagliare nulla, dove lui non
è ancora riuscito a ferirmi con l’egoismo tipico dei figli. Lui è l’unico a non
rimproverarmi nulla ed è l’unico a cui non ho nulla da rimproverare. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Io sono la sua
casa e lui è la mia e questa cosa ovviamente e giustamente finirà, ma io vorrei
ricordarmi esattamente questi mesi.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei non
dimenticare la sensazione di perfetta felicità, quando mi si addormenta in
braccio. E non voglio altro. Non sento la fame, i 9 mesi di insonnia, non penso
alla devastazione della mia vita personale, professionale, sociale. Nulla. Solo
io e il mio botolo stupendo. Tondo, caldo, soffice e luminoso come una palla di
luce.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei fermare il
tempo e restare così, insonne, stanca, con la stessa felpa da settimane, con il
latte che mi gocciola, la pancia che sembro ancora all’ottavo mese di
gravidanza, i capelli da strega, il colore di un cadavere decomposto e un senso
di completa isolazione dal mondo. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Vorrei passare la
vita a leggere filastroche e guardare questo qua che ride quando faccio le
voci. Vorrei passare la vita a fargli i massaggini e sfiorare con le punta delle
dita le sue minuscole ditina, mordicchiare i rotolini e sentire i suoi
gridolini da pagliaccio. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span lang="IT" style="mso-ansi-language: IT;">Forse sono nata
per essere madre. Peccato averlo scoperto solo ora e solo così.<o:p></o:p></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-13886794240609742722022-07-24T06:14:00.001+02:002022-07-24T13:58:08.581+02:00nuovi stili d’insonnia<p><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px;">Chissà se mi pensi almeno una su diecimila volte in cui ti penso io.</span><span style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px;"> </span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1">Chissà se le mie notti insonni di ippopotamo accaldato si incrociano con le tue serate di barbarica baldanza.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1">Chissà se in un universo parallelo ce l’abbiamo fatta a non sputtanare tutto.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1">Mi cullo immaginando come sarebbe se in tutto quello che mi sta succedendo ci fossi tu. Mi cullo immaginando come mi avresti dato i bacini sul pancione e come saresti stato in agguato con la mano per sentire gli arroganti calci del cosino che porto dentro. Mi immagino i tuoi sguardi apprensivi, le bestemmie per montare il lettino e mille altre piccole cose che so esattamente sarebbero potute succedere.</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1">Spero davvero che in un universo parallelo stia accadendo…</span></p><p class="p1" style="-webkit-text-size-adjust: auto; font-size: 23px; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px;"><span class="s1">Perché mi sembra un peccato mortale questa cosa che alle 5 del mattino, vedo la scritta online sotto il tuo nome e non ho il diritto di dirti che ti guardo, che buonanotte ciccio, che mi manchi un sacco, che ho caldo, ho paura e avrei bisogno di sentire la tua voce per ritrovare un po’ di coraggio.</span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-3852567531395677222022-06-27T16:19:00.000+02:002022-06-27T16:19:04.153+02:0068<p>Oggi è il giorno in cui mia mamma soleva preparare una grande torta con fragole fresche.</p><p>Era il giorno in cui si chiamava la Bulgaria e ci mettevamo ad urlare tutti insieme, senza ascoltarci, senza sentirci, ridendo di noi stessi, e brindando con vino freddo. </p><p>La più squillante delle ragazze, la più irriverente del clan, oggi avrebbe compiuto 68 anni e avrebbe risposto al telefono tossendo e battendo le traduzioni con una mano sul suo scassato computer. Avrebbe spietatamente stroncato tutti i nostri auguri, invitandoci ad infilarli nei rispettivi ani e di darle finalmente dei nipoti, invece di cazzeggiare. </p><p>Dove sei adesso che dovresti rompermi le palle da mattina a sera, agitandoti come un gabbiano affamato per ogni minchiata riguardante il bambino? Ti sembra giusto non esserci? Ti sembra giusto lasciarci soli? Chi ci sdrammatizza? Chi ci interrompe gracchiando? Chi ci insulta? Come faccio io a moltiplicarmi, se tu non sei lì a spiegarmela? Passano i mesi, gli anni, eppure io non riesco ancora a capire perché si debbano perdere le persone che servono per acquisirne di inutili. </p><p>Vuoto.</p><p>Mi manca la casa.</p><p>Mi manca l'odore delle lunghe tende beige, dietro le quali mi piaceva nascondermi da piccola e immaginare di essere invisibile, mentre la casa si riempiva di voci di donne.</p><p>Mi manca vedere la casa dal basso, con sguardo di bambina, dove tutte le persone che amo erano vive, giovani e forti. </p><p>Sembra di essere una gallina spennata. </p><p>Senza forze.</p><p>Mi mancano le persone che sapevano darmi forza. </p><p>Non voglio diventare grande.</p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-37168760720669003732022-06-21T09:23:00.000+02:002022-06-21T09:23:35.580+02:00La Tradisiòn<p><span style="font-family: courier;">Correva l'anno 2016, 31 dicembre.</span></p><p><span style="font-family: courier;">Il giorno dopo partivo per la Georgia.</span></p><p><span style="font-family: courier;">Avevamo bidonato tutti gli inviti per festeggiare il capodanno e ci aggiravamo per Verona con un'aria di completa estraneità al generalizzato spirito capodannesco. </span></p><p><span style="font-family: courier;">In piazza Bra c'era Jerry Calà e io ero infinitamente orgogliosa del fatto che non ce ne fregasse un cazzo di feste, che ci bastavamo, che non serviva niente per essere felici.</span></p><p><span style="font-family: courier;">Siamo passati in questo baretto dove andavamo spesso, quando eravamo a Verona. Ci siamo fatti un paio di grandi spritz e avevo la netta sensazione di essere completamente isolata dai rumori, dalle risate, dal freddo. Bolla. Bello. </span></p><p><span style="font-family: courier;">Torno di nuovo in questo baretto, si chiama la Tradisiòn. Mi fa ridere. Io, che ho sempre sognato di creare delle tradizioni, io che ne ho sempre avuto un disperato bisogno, io che poi arrivo ad oggi che sembro una tillandsia senza radici, senza un punto fermo. Entro. Mi appoggio. Apro il libro. Guardo esattamente quel tavolino e penso che, questa volta, ci porto un altro ragazzo, il ragazzo che ho nella pancia, anche lui nella sua bolla, anche noi isolati dal resto del mondo. Solo noi e un libro e questa perenne sensazione di vivere dietro un vetro. </span></p><p><span style="font-family: courier;">Il bar è molto bello, lo consiglio sempre a chi è in centro e vorrebbe piazzarsi in un limbo tra il locale fighetta e la delocalizzazione cinese. </span></p><p><span style="font-family: courier;">La barista è molto bella. Le ho chiesto un succo al pomodoro con tabasco rinforzato per mimetizzare l'assenza di vodka e mi sono guadagnata una giornata di gastrite acuta e defecazione infuocata. Mio figlio danzava sulle braci. Faceva caldo e io continuavo a vivere con questa sottilissima nostalgia luminosa. </span></p><p><span style="font-family: courier;">Scrivimi, quando arrivi. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxePVp84iZzFXN-BV5fYOflmwJyMTmpaSGOnTmyYIbioylUKJs-gfyXe-DKD7QXMMpMReQfOlZUIz6h8rM0KAhe7qcmSJZW7pdfLIAExcwHnK5ZwFJz6iTv1tNRsFrhCCHOwlxvhGLZfK6bWXlyqzZesAlukXryxxnyaxVsXOIij8NPWrRKhvJ_DvN/s4032/IMG-9918.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="3024" data-original-width="4032" height="345" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxePVp84iZzFXN-BV5fYOflmwJyMTmpaSGOnTmyYIbioylUKJs-gfyXe-DKD7QXMMpMReQfOlZUIz6h8rM0KAhe7qcmSJZW7pdfLIAExcwHnK5ZwFJz6iTv1tNRsFrhCCHOwlxvhGLZfK6bWXlyqzZesAlukXryxxnyaxVsXOIij8NPWrRKhvJ_DvN/w460-h345/IMG-9918.jpg" width="460" /></a></div><br /><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-76838784840927541082022-06-09T17:42:00.001+02:002022-06-09T18:04:05.745+02:00occupazione russa everywhere <p>Tutti, o quasi, mi ridevano in faccia, domandandomi che cazzo di senso abbia andare a fare il ponte in un posto che posso raggiungere in un'ora di macchina, un posto, tra l'altro, da nonnetti, senza nessun tipo di attrazione, tranne quattro pini e qualche casupola.</p><div>E più mi ridevano e più io m'impuntavo. </div><div><br /></div><div>Armo il mio canarino con un serbatoio pieno d'oro nero e parto.</div><div><br /></div><div>Ho prenotato e cancellato la prenotazione 3 volte prima di riuscire ad arrivarci. </div><div>Avevo ormai una fitta corrispondenza con l'hotel e mi sembrava quasi un dovere andarci.</div><div><br /></div><div>Sbarco quindi nella località di F e l'albergo mi accoglie con la scritta CUCINA ANCHE RUSSA... e già sto male e mi domando per quale motivo poteva sembrarmi un dovere andare in un posto del genere.</div><div>Penso anche che "audaci i gestori, minchiadigesubambino!"</div><div>Penso anche che, probabilmente, il gestore è un morto di figa a cui una qualche scadente matrioska (perché quelle belle di certo non finiscono nella località di F.) ha fatto vedere un pezzettino di organo riproduttivo ed ora si sente in dovere di perorare il putinismo. </div><div>Ho i coglioni in giostra, ma ormai sono lì, ho prenotato, sono stanca, ho bisogno di un bagno, ho bisogno di cibare il mio piccolo parassita e, soprattutto, non posso tornare sui miei passi girando i tacchi e dichiarando il mio disappunto a tutti coloro che mi ridevano in faccia. </div><div><br /></div><div>Entro e scopro che la realtà supera la mia malvagia fantasia: l'albergo non è di un coglione filorusso, <b>l'albergo è di proprietà di russi</b>. </div><div>Una georgiana russofoba, va a farsi un ponte nello sperduto paesino di F. e capita in un albergo di russi.</div><div>Mi sembra un ottimo incipit per un noir. </div><div>Mando giù il grumo di merda che mi si è inevitabilmente formato in gola e decido di coesistere con questa situazione surreale... tant'è che il proprietario comincia a fare il lumacone con me.</div><div>Deduco quindi che anche da piena si può rimorchiare. La cosa mi fa decisamente ribrezzo, ma i fatti bisogna pur constatarli. Il padre di mio figlio sostiene che devo aver fatto pena al gestore: povera, piccola, sola e incinta, così ha incluso nel pacchetto un po' di flirt per farmi sentire a mio agio. Dubito che un uomo eterosessuale possa disporre di tanta sottigliezza (tranne chiaramente il padre di mio figlio che non perde occasione per farmi sentire come una confezione ammaccata di pelati scontati al discount). </div><div>Il gestore, chiamiamolo Tovarish E, si atteggia un po' da bohémien, con gesti scenici, tutto sorrisi, gentilezza e sguardi languidi. Ci tiene molto a sottolineare che è lui il proprietario della baracca, probabilmente per impressionarmi. Mi costa una fatica infinita cercare di nascondere il mio naturale odio arricchito di schifo per questo suo appiccicoso flirt da romanticone dannato. Sorrido educatamente, taglio le frasi e cerco di minimizzare il contatto. </div><div><br /></div><div>Devo però dar da mangiare al botolo. </div><div>Mi siedo.</div><div>Decido di fare un passo verso il pacifismo ed esplorare la cucina ANCHE RUSSA.</div><div>La proposta gourmet comprende un unico piatto, i pelmeni, che tra l'altro non sono nemmeno russi ma ucraini di origine. Molto presto, scopriremo che anche il vino l'hanno inventato loro. </div><div>I pelmeni sono dei raviolini di pasta sottile ripieni di carne macinata con cipolle ed erbette. Si servono con pepe nero e panna acida in dei piccoli vasetti di terracotta. </div><div>Considerando però che mi trovo in questo albergo con ambizioni raffinate, mi portano i pelmeni su di uno stretto piattino rettangolare, molto fusion e scomodo come un tacco a spillo sullo sterrato. Chiedo di avere del pepe nero, al che Tovarish E mi guarda con quel suo sguardo umido, posizionandosi di tre quarti per maggiore effetto scenico e mi domanda: "o forse un po' di curry?". Ma povero stronzo! Chemminchia c'entra il curry (che probabilmente è una spezia considerata tipicamente russa) con i pelmeni e la panna acida, per l'amor di Cristo? Spalanco i miei grandi occhi e con un sorriso di plastica insisto per avere del pepe nero. Impegnati un po' di più per impressionarmi con proposte esotiche, coglione!</div><div><br /></div><div>Ora mi propone del vino da accompagnare alla cena. </div><div>Sorrido in silenzio, dando stupidamente per scontato che sia logico non ubriacarsi in gravidanza. </div><div>Abbassa lo sguardo sul loft che si è fatto mio figlio dentro di me, ritorna a penetrarmi con lo sguardo, uscendosene con: "da quando sono arrivato in Italia, ho scoperto che <u style="font-weight: bold;">qua </u>le donne bevono tranquillamente anche in gravidanza". Respiro profondamente, ributto indietro nella memoria le mostruose percentuali di sindrome da feto alcolico che arrivavano dagli orfanotrofi russi. Sorrido educatamente e accetto un calice di vino, perché se non avessi bevuto in quel momento, probabilmente avrei dovuto passare all'autolesionismo per sfogare lo sgomento. QUA! QUA LE DONNE BEVONO TRANQUILLAMENTE! Ma io ti prendo a scarpate in bocca! Non che abbia particolarmente a cuore la moralità delle italiane, per l'amor dell'ostia, ma un così palese rovesciamento dei fatti mi massacra. D'altronde, niente di nuovo: i russi devono averla nel sangue questa capacità di commettere crimini e poi accusarne gli altri. </div><div><br /></div><div><br /></div><div>Incasso.</div><div>Nutro il figlio.</div><div>Mi concedo un bicchiere di vino.</div><div>Mi ficco sotto la doccia calda. </div><div>Faccio degli esercizi di respirazione nel letto.</div><div>Medito. </div><div><br /></div><div>Sono riuscita a portarmi a casa i miei quattro giorni senza sclerare. </div><div>Sono riuscita, anzi, a prendermi gioco della situazione.</div><div>Mi sono sentita molto adulta.</div><div><br /></div><div>Adulta, ma rincoglionita. </div><div><br /></div><div>Il giorno dopo la partenza, Tovarish E mi telefona comunicandomi che ho lasciato delle mutande in un cassetto.</div><div><br /></div><div>Voglio sprofondare.</div><div><br /></div><div>Lo dice con quel suo languido tono di voce, facendomi intendere che ha captato il messaggio. Che poi, fossero chissà che mutande, ma sono dei triangoli di cotone nero. L'unico messaggio che potevano contenere poteva essere tipo "fatti un giro da Intimissimi, perdio". </div><div><br /></div><div>Mi propone di vederci a valle per passarmi il prezioso souvenir. </div><div><br /></div><div>Vorrei dirgli di buttare via le mutande e cancellare il mio numero, ma visto che sono adulta e superiore a queste sciocchezze, declino educatamente l'invito e gli prometto di andare su io a bere un caffè, prima o poi...</div><div><br /></div><div>Chiudo e vado in bagno a lavarmi la faccia.</div><div><br /></div><div>Devo imparare a debellare questo ribrezzo dalla mia personalità, dovrei provare ad incanalare la cosa su un'aracnofobia o qualcosa di simile. </div><div>Vivrei sicuramente meglio.</div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-60453190532226152172022-06-06T14:50:00.006+02:002022-06-06T14:58:00.427+02:00Ferrara di Monte BaldoE' dai tempi del divorzio che mi prometto di fare un viaggio solitario.<div>Un viaggio dove mi prendo il tempo per riconnettermi con me stessa, dove non devo condividere lo spazio, il tempo, il ritmo, le preferenze. </div><div>Il mio divorzio è stato molto doloroso (raramente un divorzio è leggero, lo so) e mi ha lasciato questo enorme bisogno di tornare a me stessa, di ricordarmi come ero io, senza questo gigantesco sentimento, di mettere le mie preferenze al primo posto, di leccarmi le ferite. </div><div>E' passato del tempo dal divorzio, ma una serie di peripezie glocal mi avevano impedito di partire da sola. </div><div>Ora, a poco più di quattro mesi dal parto e con le ferite ancora sanguinanti, ho pensato che bisogna farla questa cosa, perché a breve la mia vita sarà rovesciata, ammucchiata e pigiata in un'esistenza confinata tra pannolini, pappette, biberon e sorrisini sdentati. </div><div>Sarebbe stato bello andare in Giappone.</div><div>Sarebbe stato bello andare in Messico.</div><div>Sarebbe stato bello andare in Iran.</div><div>Considerate le mie possibilità, avevo deciso che sarebbe meraviglioso andare anche a Venezia. Vedere finalmente la biblioteca degli armeni, farmi un giro approfondito del ghetto ebraico, girare senza meta, senza scazzi, fermarmi a leggere quando e dove voglio, mangiare quando voglio, dormire quando e quanto voglio. </div><div>Venezia è sfumata. </div><div>O meglio, l'idea del viaggio solitario è sfumata.</div><div><br /></div><div>E fu così che mi ritrovai a Ferrara di Monte Baldo per il ponte del 2 giugno. </div><div>Ormai accolgo con rassegnazione questa cosa che nulla, ma nulla va come avrei voluto che andasse. Ci si abitua anche alla delusione, no?</div><div>Non ricordo come ho trovato questo paesino, ma è da Pasqua che tento di andarci: ad un certo punto è diventata una questione di principio.</div><div><br /></div><div>Non mi importa delle opinioni. </div><div>Le genti non hanno lo stesso bordello emotivo che ho io.</div><div>Le genti non stanno passando per un infinito spettro di sfumature della merda. </div><div>Le genti non capiscono che non voglio lanciare provocazioni, fare la diversa, tirarmela o altro. </div><div><br /></div><div>La verità è che sto bene solo da sola. </div><div>Mi basto. </div><div>E poi non sono da sola, perché ho un piccolo cucciolo di cagna che mi bussa da dentro la pancia e mi riempie il cuore di una tenerezza di cui non credevo di essere capace. </div><div><br /></div><div>Ho portato con me: quattro libri, un pc pieno di film piratati, della frutta preventivamente disinfettata nel bicarbonato, cuffie e un elenco di itinerari da pensionata. </div><div><br /></div><div>C'era un cuculo che, insieme al mio bambino, mi teneva compagnia nelle notti insonni. </div><div><br /></div><div>C'erano miliardi di sfumature di verde del bosco di cui mi riempivo gli occhi. Mi manca, mi manca da impazzire quella cosa che mentre bevi il caffè al bar, puoi alzare gli occhi e bere tutto quel verde con lo sguardo. Mi mancava un sacco aspirare con forza l'odore del bosco, guardare le farfalle, fissare un ruscello. </div><div><br /></div><div>Mi inoltravo nel bosco con i miei libri e le mie mele e mi scioglievo tra le pagine e la contemplazione del nulla, nel silenzio, nel gioco di raggi che penetrano le foglie, in una luminosa sensazione di esistere, di essere me stessa, senza nessuno, senza speranze, senza futuro, senza passato, solo il mio respiro e il mio cosino che mi fa ciao-ciao nella pancia. </div><div><br /></div><div>Terminavo le giornate con un bicchiere di vino rosso, sfogliando libri d'arte di cui abbondava l'albergo.</div><div><br /></div><div>Mi infilavo nella doccia e poi nelle bianche lenzuola del mio monastico lettino singolo, chiudevo gli occhi e vedevo il verde e sorridevo al buio, abbracciavo il mio bambino e sorseggiavo lentamente la mia felicità di cinica sociopatica. </div><div><br /></div><div>Devo riuscire a fuggire più spesso. </div><div>Vorrei riuscire a fuggire per sempre. </div><div><br /></div><div> </div><div><br /></div><div><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-23168279364500027642022-05-31T13:57:00.003+02:002022-06-01T12:00:31.859+02:00Spalanchiamo le porte a nuovi sensi di colpa!<p><br /></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">irresponsabile</span></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">incosciente</span></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">stupida</span></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">ti comporti come se fosse il settimo figlio</span></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">ti comporti come se non l'avessi sognato per anni</span></p><p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">ti comporti come se non stessi aspettando un figlio</span></p><p>non c'è bisogno di fare la figa </p><p><br /></p><p>La verità è che non ho mai sopportato le tipe che fanno della propria gravidanza il centro del mondo. </p><p>E' vero, spesso sono molto stanca, ma mi vergogno a fare i pisolini, perché sembra di essere una fannullona. </p><p>E' vero, faccio molta fatica a lavorare e passare ore in macchina, ma non smetto perché non posso permettermelo e non voglio pesare su chi mi sta intorno.</p><p>E' vero, spesso mangio meno di quello che dovrei e spesso mangio cose che non fanno bene, perché non ho tempo o energie per prepararmi i pasti.</p><p>E' vero, anch'io pensavo che quando sarei finalmente rimasta incinta, tutta la mia vita sarebbe stata concentrata sul cosino, ma non è andata così. La mia vita è stata oggetto di un rovesciamento completo, un po' per questo lieto evento, un po' per il cambio del lavoro, un po' per la mia vita privata andata affanculo, un po' perché sono rimasta di nuovo senza una casa. Se fossi rimasta incinta in una situazione leggermente più equilibrata, forse mi sarei concentrata un po' di più sulla maternità. Forse è perché sono sempre stata bene e il mio cosino non mi ha mai dato nessun fastidio, tranne succhiarmi le energie, quindi non ho mai avuto paura, paranoie o disturbi fisici e quindi lo cago meno anche per questo.</p><p>Non lo so.</p><p>E' inutile stare qua a giustificarmi.</p><p>Passo anche 14 ore fuori casa senza mai riposare, mangio di merda, nei primi mesi ho saltuariamente fumato e bevuto, non ascolto Mozart su base quotidiana, non faccio attività fisica, non passeggio, non mi massaggio il perineo, non uso creme anti smagliature, non sempre bevo sufficiente acqua, dormo poco e mi appoggio pure sui water nei bagni pubblici (ormai l'equilibrio si è fottuto) senza disinfettarli preventivamente.</p><p>Non è una cosa di cui mi vanto, so bene che è sbagliato, ma, purtroppo, non ho mai messo me stessa prima del resto e, per il momento, non riesco a capire che non si tratta più di me, ma del mio cosino tutto tondo e che facendo un torto a me stessa, sto facendo un torto a lui.</p><p>Non sono stata cresciuta per diventare una principessa e non so comportarmi come tale. Ho sempre pensato fosse una cosa positiva, ma ora penso che l'egoismo sia molto più sano di questo mio non voler mai dare fastidio e non voler chiedere aiuto. </p><p>Nel dubbio, ho fatto spazio per un altro scompartimento di mea culpa, adelante!</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-17067099350117164092022-05-26T14:19:00.010+02:002022-05-26T14:20:15.040+02:00s-formazione<p>Sono nota per essere frivola, superficiale, rimbambita e stramba. E' una cosa che fa simpatia, ma non quando scavalli i 30 e stai per dare alla luce un bambino.</p><p>Conoscendomi bene, però, ho deciso che questa cosa della maternità non la potevo prendere sottogamba. Mi sono quindi iscritta a tre diversi corsi preparto, ancora quando il botolo era delle dimensioni di un dattero. </p><p>Il primo di questi corsi si tiene nel cortile della biblioteca ed è condotto da una rinomatissima ostetrica di Verona che collabora con il comune da decine di anni, lavora con la più rinomata boutique delle madri, dove ogni servizio pre e post natale costa come uno dei miei malandati reni e vanta un codazzo di mamme in fibrillazione. </p><p>Tutto idilliaco!</p><p><span style="background-color: white; color: #4d5156; font-family: arial, sans-serif; font-size: 14px;">Sennonché...</span></p><p>La biblioteca si trova in una depressa località rurale veronese, nei pressi del mio grigio ufficio metalmeccanico.</p><p>Il cortile della biblioteca è popolato da una quantità abominevole di abominevoli zanzare e moscerini. C'è da dire che, da quando ho saputo dell'esistenza del botolo, ho azzerato qualsiasi agente chimico sulla mia pelle. Niente più smalti, oli essenziali, tinte, creme o pomate. Figurarsi se mi spalmo di Vape che già odiavo da sana (mi piace un sacco definirmi sana per indicare il periodo prima della gravidanza). Le lezioni, che si tengono al tramonto, sono quindi caratterizzate da una costante bestemmia interiore e da numerosi schiaffetti che le sensibili future mamme si danno su avambracci, colli e gambe inflaccidite. </p><p>La rinomatissima ostetrica si presenta con l'espressione della Signorina Rottermaier, brizzolata, severa, con una bocca piccola dagli angoli discendenti, piccoli denti aguzzi, piccoli occhi penetranti dietro una montatura rosso sangue. Si trascina dietro una bambola che tiene per un piede e che usa come pungiball, senza troppo curarsi della sensibilità delle future mamme. </p><p>Il corso viene condotto in dialetto e, pochi minuti dopo, la rinomatissima ostetrica dimostra una totale assenza di loquela. Ripete gli stessi concetti per almeno cinque volte, dando sfogo a sempre più alti virtuosismi di analfabetismo. Le frasi durano per dei momenti interminabili e sono popolate da intercalari e parassiti verbali sotto forma di muggiti e altre locuzioni di dubbia provenienza.</p><p>Vista la noia dell'esposizione, passo il tempo ad osservare i compagni: le mamme hanno tutte la stessa espressione di commossa preoccupazione. Alcune, ogni tanto, escono una lacrima a cazzo. Altre volte annuiscono per dimostrare che sono sul pezzo. Spesso, quando si parla del ruolo del padre, danno degli amorevoli scappellotti ai mariti, indicando l'ostetrica con il ditino come per dire "ascolta bene, asino!". </p><p>I concetti più scontati, come "non lasciare il bambino incustodito sul fasciatoio", scatenano una tempesta ormonale di massa. </p><p>Il gruppo delle sensibili future mamme si compone di signore autoctone che si trascinano dietro i propri mariti dalle espressioni assenti. Le mamme si dispongono sulle sedie, mentre i papà vengono accomodati per terra, su dei teli. L'immagine è straziante. Soprattutto, quando le mamme accarezzano le teste ai papà: viene da fondare un MeToo degli uomini. E' anche vero che i papà non sembrano molto a disagio in questa posizione; c'è anzi una sacra rassegnazione ed assenza di volontà che sfiora il buddismo. Se le mamme all'ultimo mese di gravidanza hanno tutti i diritti di essere brutte, gonfie e sudate, non capisco perché anche i padri si presentino in queste condizioni asessuate e sboldre. L'unica funzione vitale, oltre agli schiaffetti anti-zanzara, consiste nel grattarsi le piante dei piedi, evidentemente stanchi dopo una calda giornata.</p><p>Il tutto mi diverte un sacco, ma mi mette anche una grande tristezza.</p><p>Il posto, le persone, i discorsi, i gesti, le mimiche mi demoralizzano, mi devastano l'entusiasmo e mi fanno venire paura di essere o diventare così.</p><p>Non voglio essere così.</p><p>Non voglio arrivare al punto di essere affascinata da persone ignoranti. </p><p>Non voglio avere paura della mia ombra.</p><p>Non voglio fare della mia maternità una tragica missione. </p><p>Non voglio.</p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-55876695541740175402022-05-23T09:13:00.000+02:002022-05-23T09:13:11.267+02:00se il dubbio d'amor troppo ti è duolo, scegli una margherita con un petalo solo<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvbIGIqjYPxcAob2IyIUOQ5LCl0rIA_c1LKZy8NCeoeVZUSRM4oZ9v8haQECS1lUo447l-XyMQQql1PgcHWYwSEk1CPD0aoFWdJ2JylmmM6OSu1i6Y-ze8pEx7chQZhKNFKJMqsOxmpYHUKOQlFZdAxieMzGMlvLwl8JgqNdUa5M8wM7BT97JuCwxU/s960/IMG-9411.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="744" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvbIGIqjYPxcAob2IyIUOQ5LCl0rIA_c1LKZy8NCeoeVZUSRM4oZ9v8haQECS1lUo447l-XyMQQql1PgcHWYwSEk1CPD0aoFWdJ2JylmmM6OSu1i6Y-ze8pEx7chQZhKNFKJMqsOxmpYHUKOQlFZdAxieMzGMlvLwl8JgqNdUa5M8wM7BT97JuCwxU/w558-h744/IMG-9411.JPG" width="558" /></a></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-63283148396258190262022-05-21T06:23:00.001+02:002022-05-22T05:31:39.540+02:00disparità di trattamento<p><span style="background-color: white; color: #222222;">E' ancora troppo presto per capire cosa può essermi successo.</span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Ci penso raramente, ma credo che tutto questo sia potuto succedere perché, per una volta, dopo tanti anni, ho avuto di fronte una persona motivata. E' ridicolo, quanto sia importante, anche per una cinica troia come me, vedere dall'altra parte una persona che ti stimola, che non deve essere trascinata, pregata, supplicata, minacciata per prendere decisioni che dovrebbero essere belle e piene di speranze. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Era bello avere accanto qualcuno che proponeva per primo, prendeva l'iniziativa, ci teneva, si sbatteva. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Io ero stremata dalla sensazione di "prima faccio la legna e poi, se ho tempo, mi cago la nostra vita insieme". E quindi mi sono lasciata guidare. Per la prima volta nella vita da adulta, sono stata presa per mano e accompagnata, aiutata, accudita. Per la prima volta, mi sono resa conto che non era una cosa brutta o vergognosa, voler avere una vita e non essere perennemente sospesa tra tre differenti realtà. Per la prima volta, ero io la priorità e dopo arrivava il resto. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Era una sensazione bellissima. Mi sembrava di avere finalmente ossigeno, di essere finalmente capita, di essere finalmente amata totalmente, non part-time. Mi sembrava di essere voluta, sembrava che qualcuno, per la prima volta, volesse ridarmi la sensazione di casa, di avere un posto al mondo. Finalmente non ero sempre sola, non dovevo pensare a tutto io, sia per me che per due. Finalmente, avevo un vero e solido appoggio. Non dovevo più chiedere, dovevo solo rilassarmi e camminare, accogliere i cambiamenti di cui avevo un disperato bisogno, fare progetti di cui avevo un disperato bisogno, smettere di vergognarmi di voler fare progetti, smettere di sentirmi mediocre perché volevo una famiglia. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Era l'esatto contrario di quello che avevo vissuto nei precedenti otto anni. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Ed era quello di cui avevo bisogno in quel momento. Avevo bisogno dell'esatto contrario. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Poteva andare male, poteva andare bene, di certo non avrei pensato che sarebbe andata così...</span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Ma se non mi fossi lanciata, probabilmente mi sarei suicidata o forse sarei finita in una fitta depressione a sfondo alcolico, forse sarei tornata indietro per scoprire che non poteva cambiare nulla, forse sarei tornata da mia madre. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">E' troppo presto per capire se ho fatto bene o male e sicuramente nulla è andato secondo i miei piani e desideri. Purtroppo, la buona volontà non basta: serve anche l'amore. Così come, l'amore non basta: serve anche della buona volontà. Evidentemente non si possono avere entrambe le cose, ma almeno so di averle provate entrambe. </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;">Ora ho davanti una nuova equazione e, per quanto "questa cosa (che sarebbe mio figlio) ci allontana ulteriormente", non mi pento di aver sputtanato e incasinato tutta la mia esistenza in questo modo, di essermi legata mani e piedi, di essere diventata ostaggio di un uomo, di una vita che non avrei voluto. Me la farò andare bene, me la reinventerò un'altra volta, diventerò grande e forte ora, che ho capito che non esiste uomo al mondo che sia in grado di capirmi. Chissà... magari il mio botolo </span></span></p><p><span style="color: #222222;"><span style="background-color: white;"><br /></span></span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-60656020043780328202022-05-20T09:44:00.003+02:002022-05-20T09:44:30.018+02:00come tornare in una casa dove nessuno ti aspetta<p> C'è questa netta linea di demarcazione: il colore del cemento cambia al passaggio da una regione all'altra. </p><div>Le sgangherate ruote del mio canarino oltrepassano questa linea e improvvisamente sono di nuovo lì: su quella strada. Mi avvicino alla città dove ho vissuto per dieci anni, ai paesi che ho frequentato per quasi venti... svincoli, nomi di paesi, il profilo delle montagne che sembrano essere dei parenti da quanto li ricordo bene, le case delle persone che ho amato, con cui ho riso, mangiato, dormito, pianto e condiviso notti ebbre. </div><div>Sale, per forza, la sensazione di tornare a casa, nessun ricordo concreto, solo una sensazione tenera. </div><div>Ma è una casa dove nessuno mi aspetta, dove non sono mai stata realmente accolta, dove non mi sono mai tolta le scarpe. </div><div>Ho sognato che questo posto diventasse casa mia, ho sognato di guardare le montagne ogni giorno al risveglio, osservare il sole scomparire dietro le cime, il graduale cambio di colori, ho sognato di imparare a fare i tornanti senza sudare, ho imparato a capire e distinguere i dialetti, ho imparato ad amare la cucina, i modi bruschi, ma non sono mai riuscita a sentirmi a casa, nessuno ha mai voluto farmi sentire a casa. Ero la benvenuta, ma ero un'estranea. </div><div>Sale, per forza, la malinconica sensazione di essere un cane randagio, di essere amata, ma non abbastanza da essere accolta. </div><div><br /></div><h1><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;">The </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;">child</span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;"> who is </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;">not</span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;"> embraced by the </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;">village will burn</span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;"> it down to </span><span face="arial, sans-serif" style="background-color: white; font-size: 14px;">feel its warmth</span></h1>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-51726873858541527762022-05-19T14:46:00.005+02:002022-05-19T14:46:50.031+02:00<p>Ho voluto la mia solitudine</p><p>sono senza amore, mentre, barbaro</p><p>o miseramente borghese, il mondo è pieno, </p><p>pieno d'amore...</p><p>e sono qui solo come un animale </p><p>senza nome: da nulla consacrato, </p><p>non appartenente a nessuno, </p><p>libero di una libertà che mi ha massacrato.</p><p><br /></p><p><br /></p><p>ppp</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-54214761235351613412022-05-17T12:21:00.003+02:002022-05-17T12:21:22.415+02:00LBArriva la madre e porta le lettere della nonna.<div>E' l'ultima persona al mondo che mi scrive le lettere a mano, su fogli strappati dai nostri quaderni di scuola non finiti. </div><div>E' uno dei miei momenti preferiti: metterci lì in tre a leggere le lettere ad alta voce e rotolarci dalle risate.</div><div>Vorrei poter tradurre le sue lettere, ma temo che sarei incapace di trasmetterne lo stile.</div><div>Si compongono di brevi frasi di senso compiuto, ma senza un nesso tra di loro. Una specie di Virginia Woolf sintetica. Un flusso di coscienza saltellante. Un unico paragrafo contiene notizie sui vicini di casa, ricordi di settant'anni fa, notizie dal mondo dello spettacolo, consigli pratici sulla gestione delle nostre sgangherate vite e barzellette sugli ebrei che fanno ridere solo lei. </div><div>E' tutt'ora convinta che le sue lettere rimangano tra lei e il mittente, quindi non sa che io e mio fratello le confrontiamo per fare a gara di chi riceve gossip più scottanti e commenti più caustici. </div><div>C'era solo una differenza tra le due lettere, questa volta.</div><div>Quella di mio fratello terminava con: <i>probabilmente è l'ultima lettera che ti mando</i>.</div><div>La straziante essenza di questa donna si riassume nel suo stile epistolare: didascalico, scarno, tagliente, buffo, comico e drammatico allo stesso tempo.</div><div><br /></div><div>Ha deciso di morire, con limpida determinazione. L'ha pure messo per iscritto.</div><div><br /></div><div>Mi lascia all'oscuro perché, adesso, per la prima volta in 35 anni, io sono quella da proteggere. </div><div><br /></div><div>Credevo fosse immortale, ma ieri, per la prima volta, ho avuto paura di non ricevere più le sue lettere e mi sono chiesta se esista qualcosa al mondo di più prezioso del tempo che posso ancora passare con lei. </div><div><br /></div><div>Odio dover lavorare, non perché sono pigra, ma perché il lavoro mi sta rubando la vita, il tempo per curare chi amo. </div><div><br /></div><div><br /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-8350219231188040012022-05-16T16:37:00.000+02:002022-05-16T16:37:59.389+02:00Il sale della vita<p> <span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">Si ride. Le risate salvano la mia famiglia da tempo immemore. Mi piace pensare che, anche i miei antenati si sganasciavano in Persia. Ridiamo in faccia alla morte, alle guerre, alla fame, alla nostalgia, alle assenze. Grasse, liberatorie, ciniche, taglienti risate. Ci amiamo insultandoci e prendendoci in giro. Non tutti lo capiscono. Ferisco un sacco di persone con la mia strana maniera di amarle. Non so esprimere l’affetto, se non attraverso gli insulti. Mi sento amata, quando presa per il culo e mi sento a disagio, quando mi si elogia. Siamo sempre stati parchi con la verbalizzazione. Sembra quasi di aver paura di dire “darei tutto per te”, sembra che qualcosa possa rompersi, se lo si dice. E le poche volte che si dicono cose belle, queste risultano scarne e gravi. Lo si fa solo in occasioni tragiche. Siamo una tribù di coriacei, le robe da froci non ci appartengono, eppure siamo mille volte più froci, fragili, vulnerabili e sanguinanti di quelli che sanno ammettere le proprie debolezze e i propri amori. Preferisco un morso ad un bacio. Preferisco un abbraccio al limite della frattura di costole, ad un ti amo. È sbagliato. Non deve essere così, non ne vado orgogliosa. Traggo la gente in inganno. Pensano che io non abbia bisogno di protezione, affetto e cura. Respingo l’affetto e poi ne ho un bisogno atroce. Ci vorrebbe un Nobel in strizzatura cerebrale per sciogliere i miei nodi. O forse mi sembra solo di essere complicata. Probabilmente sono semplicemente una ragazzina mediocre con dei traumi mediocri e con limitate risorse emotive per guarirli.</span></p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">La mia tribù mi manca da strapparmi la carne e non sono capace di dirlo. Sono solo capace di dire “ma perché non ti anneghi nel cesso, perdio?”</span><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">Morirò senza aver detto quanto ho amato. E ho questa paura enorme di essere l’ultima a morire. La sento come una maledizione. Gesoo mi punirà per le mie spine e mi costringerà a perdere tutti, prima di chiamarmi a sé.</span><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">Il sale della vita, eh?</span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-69242407094146681392022-05-13T16:17:00.002+02:002022-05-13T16:17:17.390+02:00emotional slackline<p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">Io e il mio amico Paolone abbiamo coniato la nuova espressione EMOTIONAL SLACKLINE.</span></p><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;">Quella roba dove continui a barcamenarti per non cadere, sbagli di un millimetro, cadi, ti fai del male o forse no, ma prendi comunque paura, poi ricominci, ricadi, ti fai del male, ti rialzi, ricadi, non ti fai del male, ma ti girano i coglioni per il fallimento, riesci a non cadere per un sacco di tempo, prendi coraggio, respiri... e cadi.</span><div><span style="color: #222222;">ad un certo punto ti rompi i coglioni e vai al bar a bere una birra.</span></div><div><span style="color: #222222;"><br /></span></div><div><span style="color: #222222;">così, una superficiale giustificazione dell'inettitudine come scelta di vita.</span></div><div><span style="color: #222222;"><br /></span><div><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"><br /></span></div><div><span face="Arial, Helvetica, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: small;"><br /></span></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-62152020665213972772022-05-12T14:34:00.000+02:002022-05-12T14:34:01.524+02:00Vergangenheitsbewältigung<p>prendere ogni foto</p><p>tutti i selfie dal water, dal furgone, dall'ufficio</p><p>tutte le facce sceme</p><p>sorrisi</p><p>bacini schioccanti</p><p>parole che comprendevano solo due persone al mondo</p><p>inflessioni</p><p>storpiature del tedesco</p><p>storpiature dell'italiano</p><p>storpiature dell'inglese</p><p>storpiature del georgiano</p><p>ogni battuta</p><p>ogni "non bevi il caffè dopocena?"</p><p>ogni furtiva carezza al panettoncino</p><p>ogni incastro fisico, spirituale, oculare</p><p>ogni canzone, articolo, libro, vignetta, meme, mostra, concerto, sentiero percorso</p><p>ogni silenzio, scazzo, bestemmia, scornata</p><p>ogni risata del mattino</p><p>ogni lista dell'oltreuomo, carbonara, tg la7, birrette, tovagliette verdi, "alza la musica valà"</p><p>ogni 7:14 del mattino</p><p>prendere tutto questo, insieme alla valanga di cose non dette, offese, ferite, lacrime.</p><p>sistemare tutto con la meticolosità di Marie Kondo.</p><p>ciascuna cianfrusaglia in un adeguato contenitore.</p><p>riordinare</p><p>dipanare la nebbia</p><p>e superare.</p><p>non buttare via</p><p>non dimenticare</p><p>non rinnegare</p><p>ma superare</p><p>andare avanti senza questo struggente bisogno di correre a condividere ogni minchiata</p><p>andare avanti senza questa nostalgia</p><p>andare avanti senza rabbia, delusione, tristezza</p><p>andare avanti senza più aspettarsi alcun colpo di scena</p><p>superare</p><p>fare pace</p><p>rassegnarsi</p><p>insomma, chiamala come vuoi, ma fa qualcosa per l'amor del cazzo!</p><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-51950411749685077752022-05-11T12:15:00.001+02:002022-05-11T12:15:51.819+02:00sta su, bella fiera!<p>E' passato un anno dal mio ultimo triste viaggio a casa. </p><p>Ho ancora in mente il momento in cui siamo salite da mia nonna per dirle che la sua bambina è morta. </p><p>Triste, ma anche molto bello. La condivisione del dolore riempie di forza, di senso di responsabilità: sapevo che non potevo crollare, sapevo che dovevo farle ridere, sapevo che anche solo la mia presenza era sufficiente per tenere insieme i pezzi.</p><p>Mi manca un sacco la sensazione di interezza che avverto quando sono a casa.</p><p>Sono andata via 20 anni fa e tutt'ora quella è la mia casa e tutt'ora penso che quello sia il mio posto e tutt'ora soffro per la lontananza, ogni giorno. </p><p>Nessuno dei miei sogni si è realizzato. </p><p>Nemmeno quello di trovare un meccanismo per riuscire a vivere un po' qua e un po' là, senza dover per forza rinunciare a una parte della mia esistenza. </p><p>Ora sono completamente bloccata. </p><p>Ora un estraneo può decidere se andrò o meno a casa, quando lo farò e per quanto tempo.</p><p>E' orribile. </p><p>Mi addormento tutte le sere, avvolgendomi attorno alla mia pancia e immaginandomi a casa. In una casa dove mi vogliono bene, dove mi aspettano, dove vado bene così come sono, dove non mi sento fuori luogo. </p><p>Chissà se riuscirò a reggere senza impazzire?</p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-14653065387271644512022-05-10T16:57:00.004+02:002022-05-10T17:23:39.951+02:00superare l'imbarazzo <p>situazione:</p><p>ora di pranzo, fame colossale.</p><p>Ho il mio zainetto con dentro il mio contenitorino con dentro del pollo che sto mangiando da 5 giorni ormai.</p><p>All'ora di pranzo, generalmente, il mio ufficio si svuota e io resto in perfetta solitudine a guardare propaganda live del venerdì precedente (ormai è come una serie, una puntata di Propaganda mi dura una settimana di pause pranzo). Idillio + possibilità di uscire mezz'ora in anticipo + risparmio materiale e spirituale nell'evitare i pranzi con i colleghi che mi svuotano tasche e spirito. </p><p>oggi: l'archistar milanese, con un culo che cerco di non guardare perché non vorrei che, per errore, questa terribile visione attraversasse la placenta ed arrivasse all'ancora troppo fragile psiche di mio figlio (ché, lasciatemelo dire e insultatemi per il body shaming, ma cazzo: la sartoria seriale di cui il mondo occidentale è ampiamente fornito, permette di nascondere o mimetizzare o quanto meno non sottolineare certe parti del corpo che renderebbero tristi i cultori del bello di qualsiasi epoca ed appartenenza. Quel culo largo, basso e piatto che ti fa venire voglia di cavarti gli occhi, per non vedere), resta inchiodata alla sua scrivania in attesa di un altro suo simile con cui aveva un "working lunch" e che, da uomo non soggetto ai manierismi del sessismo e buona educazione, arriva con un'ora di ritardo. Io, nel mentre, sto disintegrandomi le pareti intestinali per la fame e l'angoscia di non dar da mangiare al botolo. </p><p>Dilemma: io odio mangiare di fronte a persone che non mangiano. Soprattutto se si tratta di pollo al forno per il quale manco mi sono portata le posate, sapendo che avrei inscenato il little Neanderthal a Trevenz. Non posso proporle di condividere il pranzo per ovvie ragioni, ma non posso nemmeno non mangiare e non ho più il tempo di prendere la macchina e appartarmi in un campo vicino in compagnia di nutrie autoctone. Tra 20 minuti arriva una mia riunione, lunga e noiosa, durante la quale mi sarà estremamente difficile consumare il mio pollo di 5 giorni fa. </p><p>Devasto morale.</p><p>Vado in bagno, mi sciacquo la faccia, mi guardo allo specchio e mi dico: sei una madre ora, sei responsabile della corretta crescita di tuo figlio che stai già comunque compromettendo, dandogli da mangiare solo pollo per giorni, se poi lo privi anche di quello, sta certa che uscirà un piccolo nigga incazzato e con un'atavica voglia di pollo fritto. </p><p>Torno.</p><p>Metto le cuffie.</p><p>Attacco Propoganda.</p><p>Mangio il pollo.</p><p>Con le mani.</p><p>Io!</p><p>La piccola, fragile e tenera panzerotta, afferro il pollo con le mani e lo divoro senza battere ciglio, aiutandomi con le dita ad estrarre le fibre dalle fughe tra i denti. </p><p>E' proprio vero che la maternità ci cambia, perdincibacco. Solo che, nel mio caso, è evidente che il cambiamento è decisamente peggiorativo.</p><p>amen. </p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-5026672568701898202022-05-09T13:50:00.002+02:002022-05-09T13:50:21.138+02:00l'anti-healing<p>ho paura che il tempo guarisca la ferita</p><div>non voglio imparare a valutare solo per le azioni</div><div><br /></div><div>non voglio diventare efficiente </div><div><br /></div><div>ho paura di diventare sobria </div><div>ho paura di diventare matura<br /></div><div>ho paura di diventare pragmatica</div><div><br /></div><div>ho paura di smettere di vedere dentro le persone.</div><div><br /><div class="yj6qo"></div><div class="adL">Non voglio dover frequentare persone che non stimo. </div></div><div class="adL"><br /></div><div class="adL">Non voglio fare un lavoro che non mi interessa.</div><div class="adL"><br /></div><div class="adL">Non voglio imparare a semplificare.</div><div class="adL">Non voglio vivere in superficie.</div><div class="adL"><br /></div><div class="adL">Voglio chiudermi in una capanna piena di vino, libri e dischi. </div><div class="adL"><br /></div><div class="adL"><br /></div><div class="adL"><br style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;" /></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-38567763251995276342022-05-06T13:49:00.003+02:002022-05-06T13:49:20.861+02:00<p><span style="font-family: courier;">il senso di vergogna mi viene a trovare nei sogni.</span></p><p><span style="font-family: courier;">l'inconscio mi martella il cervello ripetendomi, in salse nuove ogni notte, che ho tradito, che ho fatto male, ho fatto del male, che ho fatto qualcosa di sbagliato, ho fatto un torto a me stessa.</span></p><p><span style="font-family: courier;">con la luce del giorno la vergogna scompare e lascia spazio alla razionale rabbia, dove: no, cazzo non ho sbagliato, ho scelto di avere una vita e non passare la mia esistenza nell'attesa e nella sottomissione ai capricci altrui. </span></p><p><span style="font-family: courier;">poi mi addormento e, quasi ogni notte, provo vergogna. </span></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8469355616951320014.post-55877526895026373842022-05-05T11:41:00.002+02:002022-05-05T11:41:43.614+02:00<p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">Correva l'anno 2013, 31 dicembre.</span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">Ricordo esattamente la mia postazione in quel grigio ufficio di San Martino Buon Albergo, situato di fronte al cimitero.</span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">Avevo deciso di passare il capodanno da sola, immersa nella vasca da bagno, con champagne, hashish e lenticchie in scatola. </span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">L'ufficio non era esattamente predisposto per lavorare, quel giorno. Eravamo tutti innamorati del nostro lavoro, sapevamo, in cuor nostro, che da quel grigio e squallido ufficetto fronte cimitero, stavamo salvando delle vite e ne andavamo orgogliosi. L'ultimo giorno dell'anno però, nessuno aveva voglia di salvare il mondo, bisognava solo far passare quelle 8 ore per poi disperdersi nella nebbia padana.</span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">Fu lì che, chiacchierando di chiacchiericci femminili, saltò fuori che ero innamorata di un ragazzo che non si capiva cosa volesse. E' ridicolo, ma questa cosa di non capire che minchia volesse me la sono portata avanti per anni e non più tardi di stamattina in macchina, me lo sono chiesto di nuovo, ma questa è un'altra storia. Feci dunque il mio coming out sul fatto che c'era questo ragazzo di cui ero innamorata da tempo, con cui passavo ore al telefono, con cui mi scambiavo pungenti messaggini irriverenti, con cui scambiavo opinioni e recensioni su qualsiasi aspetto della vita, che veniva a trovarmi a sorpresa, che dominava i miei sogni erotici, che sognavo di vedere vecchio e brontolante accanto a me, che non mi annoiava mai, che sapevo essere impossibile e irraggiungibile, ma che non volevo smettere di amare, perché amarlo mi faceva stare bene, la consapevolezza della sua esistenza al mondo mi bastava per essere felice (non sempre, ma quasi). Mi rendevo conto che questa cosa allo stil novo cozzava con la mia cinica personalità, ma oh...</span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">A quel punto, dopo il mio timido sproloquio, Anna mi mandò questa poesia di Beckett che continua a spiazzarmi a distanza di anni e ogni volta, ogni volta, ogni volta, mi si spezza il cuore. Avevo anche tentato di mandarla al destinatario dei miei amorosi sospiri, ma, come sempre, nella sua totale incapacità e annientante imbarazzo di fronte allo scontro diretto con le emozioni, mi rispondeva con un emoji. Io ridevo. Ridevo della sua alessitimia, ridevo dell'enormità del mio amore, ridevo del nostro infantile rifiuto di ammettere quanto tenevamo alla nostra sgangherata storia. </span></span></p><p><span style="color: #222222; font-family: courier;"><span style="background-color: white;">E' passato dall'essere l'oggetto dei miei desideri ad essere il mio ragazzo, ad essere il mio quasi marito e quasi padre dei miei figli ad essere un ricordo, eppure questa poesia continua a spiazzarmi e spezzarmi il cuore, ogni cazzo di volta. </span></span></p><p><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;"><br /></span></span></p><p><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;"><br /></span></span></p><p><span style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">Nuovamente dicendo</span></span></p><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">se non m'insegni non imparerò</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">nuovamente dicendo ecco vi è un'ultima volta</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">persino per le ultime volte ultime volte per mendicare</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">ultime volte per amare</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">per sapere di non sapere fingere</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">un'ultima anche per le ultime volte</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">di dire se non m'ami</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">non sarò amato se non amo te</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">non amerò</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">la zangola di parole stantie nuovamente nel cuore</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">amore amore amore</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">tonfo del vecchio pistone a pestare</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">l'inalterabile</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">siero di parole</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">Nuovamente atterrito</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">di non amare</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">di amare e non te</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">di essere amato e non da te</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">di sapere di non sapere fingere</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">fingere</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">io e tutti quegli altri </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">che ti ameranno</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">se ti amano</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">sempre che ti amino.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;"><br /></span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #222222;"><span style="font-family: courier;">Samuel Beckett</span></div>Unknownnoreply@blogger.com0