giovedì 25 febbraio 2016

i sogni son desideri?

è la febbre
sono i sogni
faccio dei sogni che non dovrei fare.
portano male questi sogni.
esiste quella dimensione in cui un bel sogno porta una giornata da incubo.
questo è il caso.
vorrei spaccare i vetri con la testa e mangiarne le schegge.
ce l'ho incastrato dalle parti dell'ombelico, fottuto morfeo.
ho 30 anni, non posso fare ancora i sogni di una ragazzina.
 

mercoledì 24 febbraio 2016

Riflessioni sulla letteratura erotica parte 2


Per carità, divertente, ma dopo un po’ rompe le balle.
La considerazione più importante per una mediocre ragazzina come me è stata che fondamentalmente tanta gente come me è stata profondamente influenzata da un’immagine di come deve essere il sesso perfetto. Il punto è che raramente si raggiunge la condizione.
Noi ragazzine tendiamo a lamentarci continuamente di cartoni/fiabe/film/libri che ci hanno distorto l’immagine delle relazioni di coppia. In realtà è la stessa cosa anche con il sesso, solo che ne parliamo di meno, tendiamo anche a confessarcelo di meno.
Nel mio caso concreto, questo libro è fantasy quindi le immagini sono tutte distorte. La natura è perfetta, i corpi sono perfetti, la trama è perfetta, tutto è perfetto, incluso il sesso. È ovvio che quando leggi della natura perfetta pensi che figo sì, ma non ti senti in difetto. Quando invece leggi di scene di sesso perfetto avverti un senso di insoddisfazione. Certo è che meglio del sesso insoddisfacente che la sua totale assenza… ma… quanto siamo disturbati dall’immagine del sesso perfetto? Sesso dove non ci sono odori e se ci sono devono essere solo gradevoli, sesso dove non si fanno ventose con ascelle o vagine, sesso dove gli orgasmi sono perfetti da vedere e da sentire, scene dove la luce è giusta, la musica è giusta, dove si sussurrano parole d’amore e non esiste la cellulite, i rutti involontari, dove non c’è cilecca, secchezza vaginale, dove non ci sono secrezioni femminili, dove tutto è perfetto nell’armoniosa alternanza tra dolce e selvaggio.
Mi sembra la sfuriata di una frigida che per tutta la vita ha avuto un pessimo sesso. Non è così. Ho avuto dell’ottimo sesso, da fare un baffo agli elfi del mio libro. Il punto è l’insoddisfazione quasi consumista quando invece non è come si vorrebbe. Se non avessimo letto libri, visto film, parlato con i raccontastorie da bar/scuola/palestra… che immagine avremmo di come DOVREBBE essere il sesso? Ognuno seguirebbe il proprio istinto e ognuno troverebbe la propria strada? Ognuno farebbe il proprio entusiasmante percorso e nessuno si sentirebbe in difetto? Ognuno troverebbe nella propria soddisfazione LA soddisfazione senza paragonarsi a dei modelli precostruiti?
Vorrei smetterla di preoccuparmi se sono piatta, pelosa, molle, ho le rughe o se la mia vagina non ha una forma perfetta. Vorrei non pensare alla performance, vorrei non dover valutare me e il personaggio in questione. Ecco perché drogarsi faceva bene al tutto. Perché si smetteva di pensare e si viveva sulla pelle. Perché in un attimo passeranno altri 20 anni e io avrò ancora voglia di fare l’amore ma per la mia vanità smetterò di farlo perché avrò vergogna del corpo, dell’alito e dello sfintere che non sarà più in grado di trattenere i gas intestinali.
Forse in fondo il segreto è quello di avere vicino una persona che ti faccia sentire la migliore al mondo anche con tutti i difetti. Ma questa persona a quanto pare non esiste, perché ognuno ha le proprie paure e i propri complessi da gestire e nessuno ha tempo e voglia di occuparsi di quelli degli altri. Non dei miei quanto meno. Sto tornando a pensare che fumare i cannoni sia l’unica condizione che mi rilassa davvero.

martedì 23 febbraio 2016

nuovi orizzonti


Ho scritto un lungo e divertentissimo post sul fatto che per la prima volta nella mia carriera da lettrice sto affrontando due generi nuovi in un solo libro, nonché fantasy e erotico.
Mancano altre 50 pagine, ma sono già pronta per dire che il fantasy non mi piace, mentre il genere erotico è davvero molto eccitante, soprattutto se letto in treno con l’imbarazzo di una ragazzina che guarda gente che limona.
Per il resto niente, non sto qua a riscrivere i sottili meccanismi di autoerotismo letterario, comunque gran scoperta. Potrebbe diventare per me quello che per gli uomini è youporn


lunedì 22 febbraio 2016

zoofilia

"più conosco gli uomini e più amo il mio cane"
io più conosco gli uomini e più amo il ragazzo.
con questo non vorrei paragonare il mio ragazzo ad un cane, anche perché un cane (anche della peggior specie killer) lo si può addomesticare/ammaestrare/ammorbidire, mentre il mio compagno di giochi è peggio di una squadra di capricorni in preciclo. 
Però qua mi guardo un po' intorno. Intanto vedo che delle persone non ho capito un cazzo e sono banalissimamente circondata da una falsità totalizzante e lui è l'unico che trasmette qualcosa che va oltre la massa.
In questi giorni sono circondata da matrimonianti, da gente che parla di matrimoni, gente che si sposa, gente che vuole sposarsi. L'ISTAT è molto scettico. E' sicuramente vero che la statistica è una scienza a dir poco approssimativa, ma ci sarà un motivo per cui "nove coppie su dieci non si riformerebbero dopo dieci anni (cioè solo una coppia si risposerebbe)"...
Leggendo qua e là le varie riflessioni sul tema, uno dei punti principali è che quando sei innamorato non capisci un cazzo della persona che hai accanto, dopo però l'innamoramento passa e ti rendi conto che quello che tu avevi in mente in realtà corrisponde solo vagamente a quello che ti ritrovi nel letto ogni notte.
Io credo di essere innamorata. Sicuramente meno di una volta, ma anche di più. Nel senso che nel momento in cui ho capito che la persona con cui ho a che fare non è esattamente quello che mi ero immaginata mentre mi sgrillettavo, ho capito anche che quest'altra persona è esattamente quello con cui vorrei andare a dormire tutte le sere, anche quando sono arrabbiata. Forse fra qualche anno non sarà più così. Il fatto è che, questi che la spiegano scientificamente sui motivi del fallimento matrimoniale, dicono anche che quando si è innamorati si tende a trascurare gli ostacoli pratici e di pensarsi invincibili... si tende a non vedere i problemi e illudersi di essere più forti della merda che si ha intorno e (soprattutto)  dentro. Io, ad esempio, i problemi logistico-organizzativi li vedevo in una luce splendente all'inizio. Sembrava tutto facile e anzi, non vedevo l'ora di superarli. Invece adesso mi sembrano praticamente insuperabili, forse perché sono da sola a voler combattere contro i mulini a vento. Il passo successivo è arrivato nel momento in cui mi sono rassegnata alla condizione e comincio quanto meno a provare ad imparare a vivere alla giornata, senza pensare al futuro.
Quando ho visto lei che è esplosa a piangere nel momento in cui è stato dato l'ufficiale annuncio del suo matrimonio ho pensato che io probabilmente non sarò mai così innamorata. Poi però penso che non è la forza dell'innamoramento, è che io non ho mai avuto la fissazione del matrimonio. Non so cosa potrebbe rendermi così perdutamente felice, forse solo la consapevolezza di avere un piccolo orsetto ciccione e goffo che si succhia il ditino dentro la mia pancia. 
Il fatto è che non so perché ma, continuo a parlarne. Poi mi sento una merda, il mio orgoglio ne soffre tantissimo. Non posso mendicare l'amore e le promesse, il mio intestino ne soffre e mi sveglio con spalle tese e amaro nel cuore. 
Comunque, portando la riflessione al di là del matrimonio come atto legale, superando il problema della separazione, divorzio, comunione dei beni e patria potestà... ci sarà un modo per tenere insieme una famiglia senza dover mangiare merda quotidianamente?

mercoledì 17 febbraio 2016

war or peace
































sii selettivo nelle tue battaglie.
a volte avere pace è meglio che avere ragione.

martedì 16 febbraio 2016

gingerbread

traduco ricette di gingerbread.
ioamoilmiolavoro stagione #4 

vorrei casa-bambini(degli altri)-farina che vola-occhi che brillano-bacini sul naso e tante coccoline.

lunedì 15 febbraio 2016

fuck valentine. i love you everyday.


Ci siamo svegliati con i fiocchi di neve che cadevano e i capelli appiccicati alle guance. Mi è venuto in mente che da piccola mi imbambolavo a guardare il cielo quando nevica e dopo un minimo di concentrazione sembrava di volare. Lui dice che mangio le droghe.

In fondo è vero. Se esco dalla prospettiva e guardo il giorno di ieri sembra un perfetto sanvalentino ma senza lo sbattimento dell’organizzazione e l’ansia da prestazione e la voglia che tutto sia perfetto e l’intimo di pizzo rosso e i cioccolatini a cuoricino. Se esco dalla prospettiva e ci guardo dall’alto e di lato… era un giorno perfetto. Se esco dalla prospettiva mi rendo conto che effettivamente è quasi sempre così. Ogni giorno che passiamo insieme è così. Ogni giorno è un sanvalentino. Quasi. Quando non litighiamo. Ma quando ci vediamo non litighiamo quasi mai. Litighiamo perché non ci vediamo quindi? No. Non so e non importa. Importa che ogni tanto il mio cervelletto si espande di un millimetro e riesco ad uscire dalla prospettiva e vedere dall’esterno quanto siamo fighissimi insieme. Solo che dopo passa una settimana, ne passano due e io perdo, mi perdo, lo perdo, ci perdo e rientro nella prospettiva dove non abbiamo nessun futuro.




Si può essere poeta e avere i capelli corti. Si può essere poeta e pagare regolarmente l’affitto. Si può essere poeta e fare l’amore con la propria moglie.
jules renard 

giovedì 11 febbraio 2016

lettera da scrivere

Mia Donna cara, vorrei proprio scriverti una lettera, un giorno, una lettera totale, una lettera vera e totale, ci penso, e penso come essa sarebbe se te la scrivessi: sarebbe scritta con parole semplici e ricorrenti, diventate usate da quante persone le hanno dette e quasi ingenue, seppure frementi della passione di un tempo.
E attraversando gli oscuri strati di lava e di argilla che la vita ha sedimentato su tutto, essa ti direbbe che io sono ancora io, e che mantengo sogni, solo che mi sveglio all’ alba e che a volte la mano trema a reggere la penna e il pennello. E che anche la casa è la stessa: il vecchio legno ha lo stesso odore e lascia che lo roda il tarlo, dalla finestra della veranda entra d’ estate un fascio di luce che le foglie della vite rampicante sull’inferriata disegnano sulla parete di fronte come ombre cinesi, e allora è bello stendersi sulla poltrona di vimini, mentre fuori, nella campagna dintorno, è la calma meridiana e le cicale non tacciono un istante, e sono senza dubbio le stesse cicale, cioè differenti e uguali a quelle di sempre. E che a fine febbraio la magnolia giapponese fiorisce ancora prima di mettere le foglie e pare uno strano vaso di fiori candito nell’ aria, come eterno. E con lei, più lontano nel giardino, si accompagna la mimosa che amavi tanto.
E anche i bambini crescono, esattamente come allora. Caterina segue ancora la dieta, anche se con una certa riluttanza, ma era davvero troppo rotondetta, però alla sua età ha già il senso della propria dignità, come allora è già civettuola, e da grande sarà una donna affascinante. Nino, al contrario, è magro magro e a scuola va maluccio, ma è perché non si applica, perché la sua intelligenza fa già prevedere quello che è diventato. E poi ti direi che le serate sono lunghe, lunghissime, quasi infinite, e languide, ma che il mio cuore reagisce come una volta, e a volte a una musica, a un suono, a una voce che passa per strada comincia a battere all’impazzata, sembra un cavallo al galoppo.
Però, se la notte mi sveglia, come sempre, per far calmare quei battiti mi alzo e vado in sala da pranzo, accendo una candela gialla, perché il giallo è bello nella penombra, e leggo Dolce e chiara è la notte e senza vento, e quelle parole mi tranquillizzano, anche se il vento là fuori agita i rami degli alberi e allora mi dico: lungi dal proprio ramo povera foglia frale, dove vai tu?
Me lo chiedo e cerco di riaddormentarmi e se non ci riesco riattizzo le braci del caminetto affinché luccichino ancora un poco, e per addormentarmi penso che ti scriverei che non sapevo che il tempo non aspetta, davvero non lo sapevo, non si pensa mai che il tempo è fatto di gocce, e basta una goccia in più perché il liquido si sparga per terra e si allarghi a macchia e si perda. E ti direi che amo, che amo ancora, anche se i sensi sembrano stanchi, perché lo sono, e quel tempo che era così rapido e impaziente, ora è lunghissimo da passare in certe ore del pomeriggio, soprattutto sul fare dell’ inverno, quando se ne va l’ equinozio e la sera cala a tradimento e le luci che non aspettavi si accendono nel villaggio.
E ti direi anche che ho preparato le parole per la mia lapide, sono poche, perché fra la data di nascita e quella che sarà della mia morte tutti i giorni sono miei, e ho avuto l’ accortezza di lasciarle all’ omino che si occupa di questi caritatevoli servizi, per mestiere o per vocazione. E poi ti direi di quella volta che ti vidi, mentre tu mi mostravi il paesaggio, e che la tua figurina stagliata contro l’ orizzonte mi parve la cosa più bella che il mondo avesse concepito, e io ebbi voglia di interrompere la tua sapiente descrizione abbracciandoti con il calore dei sensi che allora erano infiammati. E poi ti direi di certe notti in cui parlavamo, di quella casa sul mare, di certi momenti a Roma, dell’ Aniene, e di altri fiumi che abbiamo guardato insieme pensando che essi scorressero soli, senza accorgerci che noi scorrevamo con loro. E ti direi anche che ti aspetto, anche se non si aspetta chi non può tornare, perché per tornare ad essere ciò che fu dovrebbe essere ciò che fu, e questo è impossibile.
Ma ti direi: guarda, quello che c’ è stato in tutto questo frattempo, che sembra così impossibile da perforare come quando la trivella incontra uno strato di granito, ebbene tutto questo è niente, non sarà affatto un ostacolo impossibile da superare quando leggerai la lettera che un giorno ti scriverò, vedrai, una lettera a cui ho sempre pensato, che mi ha accompagnato per tutto questo tempo, una lettera che ti devo e che scriverò davvero, puoi starne certa, te lo prometto.


Antonio Tabucchi

mercoledì 10 febbraio 2016

ma chi cazzo me lo fa fare

autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. Finzione. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. Indifferenza. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. Rabbia. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. autocontrollo. Delusione. autocontrovaffanculo
 

martedì 9 febbraio 2016

9.02.2016


Quando lavoravo al hotel golden eagle avevo questa collega mista tra anarchica, frichettona e trentinazza bigotta. Lavorava il minimo indispensabile per potersi permettere un qualche viaggio e con 500 $ riusciva a girare interi continenti. Non saltava un rainbow festival ed era di un’igiene personale a dir poco dubbia. Era inoltre un capricorno, come la sottoscritta testa di cazzo, di quelli cattivi. Ai tempi io avevo 22-23 anni e lei ne aveva più di 30 credo. Eterna single, eternamente affamata di affetto, eternamente arrabbiata col mondo perché non trova l’uomo giusto. Si sfondava di vino e cannoni e per un periodo siamo andate molto d’accordo, poi ad un certo punto credo che la sua totale assenza di responsabilità mi abbia dato un po’ troppo sui nervi, mi sono licenziata dal golden eagle (non a causa sua, ovviamente), lei è partita per un lungo viaggio e l’ho sempre ritrovata in una qualche serata generalmente sbronza lei e sbronza io in quelle imbarazzanti situazioni in cui hai avuto un’amichevole avventura coinvolgente durata pochi mesi seguita da un totale raffreddamento relazionale. Non succede mica solo con i “partners” (mi sta troppo in culo questa parola, non so come fare…), anzi a me è successo più volte anche con persone con cui non andavo a letto. Salti tra stelle e stalle alla velocità della luce.
Comunque tutto questo per dire che questa S, nonostante avesse più di 30 anni, era ancora un po’ sconvolta dal fatto che dopo i 25 il pms le si è allungato ed acuito. Se prima aveva i coglioni girati il giorno prima, ora aveva i coglioni girati almeno per una settimana prima.
Era una cosa che a me, giovane pulzella di 22 anni, sembrava strana e nel mio, già ai tempi sviluppatissimo cinismo, sostenevo che non fosse questione di età ma di una generale acidità caratteriale di S.
Ora invece mi rendo conto che aveva ragione.
Non so magari succede solo a capricorne teste di cazzo dopo i 25 anni, a me è successo dopo i 27 con il mio caratteristico ritardo nello sviluppo. Sta di fatto che la settimana precedente il ciclo è umanamente ingestibile.
La cosa più buffa è che mi accorgo che il mondo in fondo non è il posto peggiore per vivere solo quando la tempesta ormonale si placa e la mente mi si schiarisce un minimo. Durante la fatale settimana ci provo anche a dirmi che forse è il preciclo, ma riesco sempre a trovare una fila di motivi per cui NON E’ PER IL PRECICLO, E’ PERCHE’ IL MONDO E’ UN POSTO DI MERDA E IO SONO FALLITA E NESSUNO MI VUOLE BENE E SONO TUTTA SOLA E INCOMPRESA E VOGLIO LA MAMMA.
Se penso a me stessa di meno di 24 ore fa, che piangevo in treno come una bambina offesa solo perché qualche volta qualche idiota sfrutta la propria posizione per farmi sentire una merda, mi viene da ridere un sacco. È vero che ognuno di noi, ogni giorno, combatte una battaglia, quindi dovremmo essere tutti un po’ più pazienti e buoni con il prossimo. Chissà il tipo di ieri quale terribile battaglia sta combattendo, forse aveva bisogno di umiliare qualcuno per sentirsi meno inutile. Ognuno ha i propri metodi di sopravvivenza alla battaglia quotidiana. Solo che in alcuni giorni la questione mi lascia indifferente, mentre in questa fottuta settimana precedente il ciclo qualsiasi cosa mi ferisce a morte.
Maledetti ormoni.

lunedì 8 febbraio 2016

autodistruzione galoppante


Io non ho paura di niente. Davvero! Ho solo degli attacchi di panico ingiustificati. Attacchi di panico che mi distruggono l’organismo. Comincio a sentire le ginocchia molli, la tachicardia, l’adrenalina e agisco in maniera incomprensibile a me stessa, prima di tutti.
Ci sarà un cazzo di modo per liberarsene? Divento veramente ingestibile quando comincio ad agitarmi. E gli umani sono degli animali, fiutano la paura. Chi vuole aggredire aggredisce, chi dovrebbe sostenere, sente l’imminente morte dell’anello debole e l’abbandona.
vorrei rinascere struzzocazzo

giovedì 4 febbraio 2016

kafkianissime metamorfosi

sto procedendo con sicurezza, solidità e decisione verso una trasformazione
in quella persona che vorrebbe uccidere con crudeltà e lentezza tutti gli esseri viventi nel raggio di 2 km.

Ho bisogno di trovare uno sfogo a questa mia rabbia, altrimenti esplodo e inondo tutti di pezzettini altamente tossici del mio corpicino denutrito.
cazzodibuddhacazzo.

mercoledì 3 febbraio 2016

eterna presencia


No importa que no te tenga,
no importa que no te vea.
Antes te abrazaba,
antes te miraba,
te buscaba toda,
te quería entera.
Hoy ya no les pido,
ni a manos ni a ojos,
las últimas pruebas.
Estar a mi lado
te pedía antes;
sí, junto a mí, sí,
sí, pero allí fuera.
Y me contentaba
sentir que tus manos,
me daban tus manos,
sentir que a mis ojos
les dabas presencia.
Lo que ahora te pido
es más, mucho más,
que beso o mirada:
es que estés más cerca
de mí mismo, dentro.
Como el viento está
invisible, dando
su vida a la vela.
Como está la luz
quieta, fija, inmóvil,
sirviendo de centro
que nunca vacila
al trémulo cuerpo
de llama que tiembla.
Como está la estrella,
presente y segura,
sin voz y sin tacto,
en el pecho abierto,
sereno, del lago.
Lo que yo te pido
es sólo que seas
alma de mi ánima,
sangre de mi sangre
dentro de las venas.
Es que estés en mí
como el corazón
mío que jamás
veré, tocaré,
y cuyos latidos
no se cansan nunca
de darme mi vida
hasta que me muera.
Como el esqueleto,
el secreto hondo
de mi ser, que sólo
me verá la tierra,
pero que en el mundo
es el que se encarga
de llevar mi peso
de carne y de sueño,
de gozo y de pena
misteriosamente
sin que haya unos ojos
que jamás le vean.
Lo que yo te pido
es que la corpórea
pasajera ausencia
no nos sea olvido,
ni fuga, ni falta:
sino que me sea
posesión total
del alma lejana
eterna presencia.
Pedro Salinas 


pms and foggy days

this is home
Did I mistake the tenderness of your words?
With my open hand on your heart,
My head on your chest.

I said I love you,
You want me to be happy.
Zipping up the moment like a tight pair of jeans.

My friend, we are oceans divided
By the comforts of home,
And the soft curve of loneliness.

I was the one who left
Resolved you would never consider that
You are the point inside where joy begins.





marlene kelly

martedì 2 febbraio 2016

reLoveution

un mio amico che vota quel partito di estrema destra, più a destra della Lega Nord, ha una fidanzata africana.
alla fine l'amore vince qualche volta

lunedì 1 febbraio 2016

nuove frontiere dell'herpes


Arriva il momento in cui i caffè smettono di funzionare. Il mio cervello smette di funzionare e tutta l’energia vitale è concentrata nel tenere aperte le palpebre. Il solco tra le sopraciglia diventa profondo, gli angoli degli occhi si abbassano e arrivano circa alle ginocchia.
Ho sonno. Vivo continuamente avendo sonno. Oggi qua nella già terribile pianura padana è una giornata tra le più uggiose della storia. Stamattina sembrava di viaggiare nel nulla, capitata per caso in un film di Tim Burton. Macchine che si perdono nella nebbia ed è tutto grigio grigio grigio grigissimo. A fianco ho questo essere molto simile ad un goblin che parla per frasi fatte in stile Osho.
Sono di nuovo a rischio herpes. In realtà sono perennemente a rischio herpes, solo che talvolta me ne dimentico. La mia mente partorisce dei scenari apocalittici con gigantesche e mostruose eruzioni di enormi bolle piene di pus e vermi che mi sgorgano dalle labbra. Nella peggiore delle ipotesi i suddetti vermi nuotano nel pus che mi sgorga dalla vagina. Perché c’è anche l’eventualità dell’herpes vaginale trasmesso per via orale. È decisamente vero che l’eventualità è a dir poco remota vista la frequenza, ma visto il principio per cui ci succedono esattamente le cose di cui abbiamo paura, la probabilità di avere uno scenario da Tim Burton in mezzo alle gambe è tutt’altro che inimmaginabile.
No ma a questo punto quasi quasi mi vado a fare un altro caffè a vedere se sono ancora in tempo per rimediare a questa tragedia cosmica.