Sono anni che penso di incidere una traccia che parta in
automatico quando mi presento alla gente.
La farei partire subito dopo la stretta di mano per poter
saltare la caduta dei coglioni iniziale con le domande del cazzo tipo
“ma davvero non sei italiana? Cavolo non l’avrei mai detto,
non hai proprio nessun accento”
“Georgia? Russia? Ah no, non Russia, giusto giusto”
“ma davvero hai 29 anni? Te ne davo al massimo 20”
“sei venuta qua tutta sola a 15 anni? Ma pensa che coraggio”
“e com’è vivere con tuo fratello?”
“e non ti manca la tua casa?”
“si sta meglio qua o in Georgia?”
“torni ogni tanto in Georgia”
“è bella la Georgia?”
"ricordami la capitale che non me la ricordo mai" - seeeeh non te la ricordi mai, caprone di un coglionazzo
“ma che lingua parlate? Georgiano? Cos’è tipo russo? Ah addirittura
una scrittura diversa” – a questo punto si tira fuori il telefono e si mostra l’alfabeto
per dare più peso all’affermazione, per poi rendersi conto che l’interlocutore
non vede differenza alcuna tra georgiano, cirillico e sanscrito.
“e come mai hai scelto proprio l’Italia?”
– questi gli scettici sempre pronti a
sputare nel proprio piatto
“ma pensi di tornare in Georgia o
starai qui per sempre?” – detta con un
leggero terrore nello sguardo, consapevole che il Bel Paese è invaso da
parassiti
Registrerei delle risposte gentili e le farei andare
stampandomi un bel sorriso di plastica in faccia mentre la traccia avanza.
Quanto vorrei vivere in una società
in cui rispondere alle domande di merda a suon di schiaffi non sia perseguibile
dalla legge