Vabbè la
banalità mi è sempre appartenuta. Ognuno si cura come meglio crede, io mi curo
scrivendo minchiate a vanvera solo quando non sto bene. A rileggere questi
diari mi rendo conto di quanta depressione potrei trasmettere, ma in fondo…
chemenefotte?
passo così a
rivedere tutta la vita con nuovi occhi. di nuovo. Mi armo di gomma a forma di
orologio e mi metto a cancellare. Ridisegno i miei giorni. Mi rifaccio la
stessa domanda con una frequenza pari a 30/min. e ogni volta la risposta mi si
incastra nella gola e faccio fatica a respirare. Non è nulla di tragico in
fondo, il tempo sistema tutto, tutto si cristallizza e rimangono solo i bei
ricordi, ma mi fa rabbia pensare che ho buttato via 4 anni di emozioni
positive. Certo, poi mi dico che non sono buttati, che è stato bello, che i
miei coglioni… sono buttati in realtà. Buttati perché il meglio era nei
dettagli, nei risvegli, nei sorrisi, nelle battute idiote, nell’abbracciarsi,
sfiorarsi, nel mettersi insieme in macchina, nel tornare a casa la sera,
leggere le notizie dell’internazionale, fumare le sigarette in punta di piedi,
stendere la lavatrice, guardarsi di nascosto… tutto questo si cancellerà, non
ne rimarrà più niente. Rimarranno i viaggi, le foto, qualche luogo, qualche
data… e poi nulla.
Lo trovo
terribile.
Mi viene da
sbattere la testa contro i muri al pensiero che tutto quello che mi riempiva la
vita fino all’altro ieri ora scomparirà lentamente. Come un Alzheimer
sentimentale. Il tutto si dilegua e resta solo un nome e un viso e non c’è
neanche lo sforzo di doversi evitare. Ognuno nella propria caverna. A me, la
mia non è che faccia paura, però un po’ di schifo mi fa, ecco.
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