Non voglio ora fare la triste che rimembra la felicità di
questo giorno di un anno fa. Non importa. Ora non sono felice, ma nemmeno
triste.
Sto aspettando di sfornare dei pomodori gratinati in una
ricetta molto modificata di giallo zafferano. Al posto del pan grattato ho
usato la farina per farcire i pomodori, vediamo cosa ne viene fuori, ho un
leggero dubbio sul tutto comunque, temo si formino delle piccole pagnotte di
pasta semi cruda all'interno dei miei pomodori biologici.
Oggi, come la maggior parte delle feste comandate, starò a
casa da sola. Mi ero promessa di uscire almeno a bere un caffè dopo pranzo, ma
temo che salterò questo invito a me stessa. O chissà, no. Sto ascoltando
Michael Bublè, che fa quasi venire ancora più caldo, visto che lo si ascolta
per lo più d’inverno. Mi mette quel mood romantico e gioioso, assolutamente non
corrispondente al contesto attuale. Ma romantico e gioioso de che? Ho un moroso
che si sta allegramente divertendo in mezzo alle sue squinziette provinciali. Bestemmiando,
ruttando, bevendo birra, mangiando panini con la cipolla e giocando a
pallavolo, rimestando il fango del temporale di ieri sera. Ho un moroso che mi
sta spingendo fuori dalla sua vita. Ho una me stessa che se avessi un minimo di
amor proprio probabilmente me ne andrei io da sola senza bisogno di spinte. Ma non
me ne vado. E a questo punto non è nemmeno perché sono testarda e voglio
salvare la mia storia, avere pazienza di aspettare che la crisi passi… no. È semplicemente
l’inerzia. La paura di pentirmene. La non voglia di affrontare la situazione. La
paura che è solo perché è generalmente un brutto periodo e che forse tutto
passa e torneremo ad avere un po’ di magia tra noi.
Ho passato la vita a passare le feste da sola. Anni di
natali, ferragosti, pasque da sola. La cosa non mi pesa più. Il primo natale
che ero rimasta da sola ho pianto con la testa affondata nel cuscino. Dopo passa.
Ci si abitua a tutto. Soprattutto perché so che se sono fisicamente sola, ho
una manciata di persone meravigliose che mi pensano e mi vogliono bene. Non credo
di meritare la famiglia che ho. Ma ce l’ho. E non la curo. Invece curo uno che…
beh, ho appena elencato sopra. Uno che non è in grado di far spazio per me
nella sua vita.
Ho uno spasimante storico tornato alla ribalta. Mi fa
ribrezzo. Ma mi rendo conto che se avessi la possibilità giusta, praticherei
dell’adulterio senza troppi sensi di colpa. Anzi, lo desidero. Non so se per
vendetta o semplicemente per confermare a me stessa che ho ancora delle carte
da giocare. Magari non lo farò nemmeno, ma l’idea è triste. Ho amato questo
ragazzo per due anni prima di averlo. Gli sono rimasta fedele per un anno e
mezzo senza che lui nemmeno mi sfiorasse, solo perché mi faceva schifo l’idea
di andare a letto con qualcuno che non fosse lui. Invece adesso lo vorrei. Lo vorrei
perché sono delusa. Mi sembra di aver perso tempo. Mi sembra di aver amato
qualcuno che non è in grado di amarmi. E non si può amare in eterno senza
essere amata. Poi si fa la lista di tutti i suoi gesti bellissimi e mi domando
che cazzo voglio, è praticamente perfetto, a parte questa cosa che io vengo
dopo tutti i suoi impegni. Ma una ragazza, anche insensibile come me, lo sente
quando non è amata. E io non sono amata. Non ce ne sono balle. Ma aspetto
ancora un po’, per essere sicura di non sbagliare. Per esaurire le scorte, le
ultime goccioline d’amore rimaste, per poi non mangiarmi il fegato come ho
sempre fatto in passato.
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