venerdì 24 giugno 2016
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mercoledì 22 giugno 2016
stay sunshine
Arriva poi
quel momento. Il primo giorno d’estate
e inizio a canticchiare le canzoni di
pino daniele mentre prendo il sole nel parco della zona industriale di Verona. Per
distrarmi faccio rigirare nella mente
le scene dei film di Troisi per completare l’ambientazione da pino daniele. Chiudo
gli occhi al sole e parte la malinconia, la sensazione di totale abbandono, l’ansia
nella pancia come la definisce il mio ragazzo. La sensazione surreale che sanno
trasmettere i mezzogiorni di calore.
Benvenuta estate.
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martedì 21 giugno 2016
solstizio
relationshit
e
silenzi a vanvera
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mercoledì 15 giugno 2016
gli emo hanno capito tutto
tra le sensazioni che più detesto, quella di rendermi conto di essere un'illusa del cazzo mi fa infuriare in una maniera che sfiora il biblico.
è un duro colpo all'autostima di una cinica come me. tutte le volte che c'è da illudersi io son quella che caga nella poesia del momento o dell'idea. però quando succede il contrario mi arrabbio un sacco. mi strappo a morsi le alette che ieri battevano felici. mi schiaffeggio da sola e scatarro sul mio riflesso nello specchio. stupida come dieci ragazzine stupide. stupida di una trentenne che si pensa una sedicenne. stupide speranze. stupide finte certezze. stupida fiducia. stupida stupida stupida felicità furiosa smerdata in una maniera banale e stupida. stupida. stupida.
beh dai, per una volta che il preciclo non era ormonalmente incazzato la merda arriva da qualche altra parte.
vorrei prepararmi un grosso calderone di merda e buttare dentro tutti i bei pensieri degli ultimi tempi, mescolare piano, stufare a fuoco lento, e poi mangiare con una paletta da gelato la merda tiepida. forse alla fine del pasto capirò che gli emo hanno capito tutto.
è un duro colpo all'autostima di una cinica come me. tutte le volte che c'è da illudersi io son quella che caga nella poesia del momento o dell'idea. però quando succede il contrario mi arrabbio un sacco. mi strappo a morsi le alette che ieri battevano felici. mi schiaffeggio da sola e scatarro sul mio riflesso nello specchio. stupida come dieci ragazzine stupide. stupida di una trentenne che si pensa una sedicenne. stupide speranze. stupide finte certezze. stupida fiducia. stupida stupida stupida felicità furiosa smerdata in una maniera banale e stupida. stupida. stupida.
beh dai, per una volta che il preciclo non era ormonalmente incazzato la merda arriva da qualche altra parte.
vorrei prepararmi un grosso calderone di merda e buttare dentro tutti i bei pensieri degli ultimi tempi, mescolare piano, stufare a fuoco lento, e poi mangiare con una paletta da gelato la merda tiepida. forse alla fine del pasto capirò che gli emo hanno capito tutto.
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martedì 14 giugno 2016
blessed are the damned
sogno di essere nel parco vicino a casa mia. chiusa in una stanza di vetro galleggiante sopra la piscinetta dove quando ero bambina nuotavano cigni, siringhe, lattine di birra e preservativi usati. però nel sogno è invece tutto pulito e la mia piccola stanza di vetro è insonorizzata e dentro i colori dell'acqua verde e degli alberi sono intensi. fuori dalla stanza vedo il mio ale con un'improbabile barba folta che va in giro con il mio zaino a proporre ai passanti di comprare le mie mutande (che tra l'altro sapevo essere già usate)... e sono furiosa, tra l'altro perché lui lo sa che deve venire nella stanzetta di vetro con me perché lo sto aspettando e senza di lui non posso uscirne e lui è lì che fa il coglione.
appare del tutto inutile analizzare il sogno. è così anche nella realtà: io che aspetto l'ale che venga a tirarmi fuori dalla campana di vetro e l'ale che fa il coglione. neanche una soddisfazione di simbolismo freudiano, perdincibacco.
mi sveglio
su vozap: messaggio della persona che ha vinto il premio viscidume 2016 con un link che in 5 righe cita Rubbia sotto il titolo "scoperta la bufala del cambiamento climatico". Ora, va bene che c'è tutta un'ala di negazionisti, ma leggere di prima mattina un articolo superficiale che dichiara (citando Rubbia) che il cambiamento climatico è stato inventato per mettere in azione una serie di costose normative ambientali sfiora anche il limite della mia angelica pazienza. non resisto e mi lancio in discussioni sull'industria, le lobby, l'innegabilità del cambiamento climatico, scagliandomi contro il negazionismo, le teorie cospirazioniste sulle scie chimiche e i video che hanno commosso il web.
arrivo a Verona: diluvio
ombrello: lasciato in ufficio perché ieri c'era il sole (la logica è ferrea)
prendo l'autobus: becco il collega.
divago: il collega che becco periodicamente in autobus è un rumeno super carino e dolce e tenero e soprattutto molto intelligente. niente contro il rumeno. ma io la mattina, in viaggio, proprio non riesco, non posso, non tollero di dover parlare con qualcuno. è come se mi sentissi costretta: sei in un autobus, devi fare 10 minuti di viaggio e altri 5 a piedi con una persona che può anche essere la migliore al mondo, ma mi provoca disagio condividere i viaggi con qualcuno che non mi sia abbastanza intimo da permettermi di stare zitta senza per questo passare per scorbutica misantropa snob.
becco il collega che insiste per condividere con me il suo ombrello (rotto). risultato: ho un debole getto che dolcemente mi scende dietro il collo.
arriviamo al cancello della ditta: passo deciso e mi trovo in una pozzanghera alta circa 10 centimetri, nonché la metà della mia statura.
le scarpe mi fanno malissimo
le ovaia mi fanno malissimo
eppure.
eppure..
eppure...
basta una vecchia canzone e ho di nuovo quel paio di alette sporche e spelacchiate che battono euforiche sulla schiena.
sono pulsante e viva in un modo travolgente.
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lunedì 6 giugno 2016
tragica di una ragazza tragica.
Continuo a farmi
domande sul senso della mia vita. mi investono nel momento in cui suona la sveglia
alle 5.55 del lunedì. Mi domando il perché di tutto questo, il per cosa, il
come mai sono arrivata a questo. Mi domando se mi sto semplicemente
autoassolvendo motivando questa vita col fatto che mi ci sento costretta dalle
aspettative di chi ha investito un’intera vita in me. Mi domando se questa mia
mediocrità, se questo mio essere un piccolo pezzo dell’intricato mosaico
capitalistico sia perdonabile. ho sempre sperato di non diventare così, ho
sempre sperato di poter fare quello che amo, di poter essere felice del mio
lavoro. Ho sempre pensato che visto che bisogna per forza lavorare per vivere e
che si passa la maggior parte del tempo al lavoro, allora che sia un lavoro almeno
parzialmente soddisfacente. Che sia uno sbattimento, che sia fonte di ricche
bestemmie, ma che dia un senso alle mie ore, che mi faccia stare bene. Io così
non ci riesco. Ci provo, ma non ci riesco ad essere felice se vendo un forno o
se firmo un contratto. Invidio la gente che ama vendere i forni, ma a me fa
cagare. O meglio non mi fa cagare, però mi è del tutto indifferente. Se mi
faccio la domanda globale tipo: sul serio, cosa vorresti fare nella vita? risponderei
che vorrei viaggiare per sempre, o quanto meno fino a quando la salute me lo
permette oppure vorrei avere tre figli, un cane, un ale, un piccolo giardino
fatato e una piccola libreria piena di libri che abbiamo raccolto negli anni.
In nessuno dei due
casi vorrei lavorare in un posto che vende forni o marchingegni simili. Non voglio
vendere niente in realtà, non sono fatta per vendere. Vendere in tutti i casi
prevede un’inculata. Anche se vendi viaggi o libri o traduzioni o.. si vende
sempre ad un prezzo superiore a quello giusto. Quindi di fatto io vendendo
inculo. Vabbè, ora non parliamo del nuovo ordine di economia globale che ho in
mente. Parlo di me: faccio questo lavoro e non sto realizzando nessuno dei miei
sogni. Né quello di lavorare in cooperazione, né quello di avere una famiglia, né
quello di viaggiare. Lo faccio perché la mia famiglia si aspetta che io diventi
una media borghese del cazzo, con una casa, una famiglia e un agio quotidiano. Io
invece lavoro e basta. Non costruisco nulla, non sto andando da nessuna parte. Mi
sveglio bestemmiando tutte le mattine per andare a fare una cosa che non mi
piace e non posso neanche dire che mi sto sacrificando per un sogno. Mi sto
sacrificando per niente. Solo per non dare dispiacere a chi mi ama che poi in
fondo sono comunque dispiaciuti perché vedono che non è che io sia esattamente
felice. Però il fatto che io non sia felice è colpa mia, perché ho il cervello
montato storto, ho il vento in testa e non capisco cosa sia meglio per me. Evidentemente
è meglio fare un lavoro del cazzo, vivere nella periferia industriale della
pianura padana e pensare che forse un giorno avrò una famiglia e tutto questo
sarà ripagato.
Mi sento
intrappolata in un cerchio senza uscita. Spezzare il cerchio vuol dire spezzare
il cuore di chi amo. Continuare a stare dentro il cerchio vuol dire spezzare la
mia personalità, diventare via via più frustrata e insoddisfatta e, nel
migliore dei casi, vivere per consumare cose di cui non ho bisogno fingendo di
esserne felice. D’altra parte questo genere di ideologiche frivolezze mi sono
possibili solo perché un minimo di agio ce l’ho. Perché fossi senza casa e
senza cibo probabilmente sognerei di fare quello che faccio. Fossi una
cooperante dovrei vivere con 800 euro al mese risparmiando un mese per fare un
regalo per il matrimonio di un’amica. Il cerchio continua a stringersi intorno
a me. L’unica salvezza morale che vedo è quella di poter tornare dal lavoro e affondare
la faccia nel profumo del mio ale e anche questo pare del tutto impossibile.
Ora. A me è sempre
stato detto che sono una persona con i coglioni, che sono decisa e agguerrita
contro i problemi. Io ho sempre pensato di essere incredibilmente vulnerabile e
spaventata. Alla fine la vita dimostra che le palle ce le ho… o quanto meno una
volta le avevo. Quindi qual è il problema? Perché non riesco a prendere in mano
la situazione? È davvero così grande la paura di spezzare il cuore di mia
madre? È davvero così grande la responsabilità della sua vecchiaia? Sì. Evidentemente
sì. Perché i coglioni li ho solo per me, ma quando ho addosso anche la
responsabilità per altra gente non riesco ad essere abbastanza decisa da
rischiare il tutto per tutto. Quindi avanti gente, comprate un’impastatrice con
cui produrre i biscotti senza glutine, senza uova, senza farina, senza anima,
senza che qualcuno sfiori l’impasto con le mani. Avanti, signori, comprate
impastatrici, biscotti, cracker, ingozzatevi e non pensate all’unica vita che
ci è stata data, in un mondo che sta andando a puttane e che noi sprechiamo per
svegliarci alle 5.55 per fare un lavoro che ci fa schifo, per vivere una vita
che ci fa schifo, sognando cose che non abbiamo il coraggio di raggiungere,
passando la vita a cercare di sottostare alle strutture sociali, ad essere come
il mondo ci vorrebbe, a guardare la tv la sera, scuotere la testa leggendo i
quotidiani… avanti signori, perché non praticare un suicidio di massa? Si risparmierebbe
solo tempo ed il pianeta ce ne sarebbe eternamente grato.
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mercoledì 1 giugno 2016
il primo giugno dell'anno bisesto
Siedo piena di
doni. è un mercoledì prima di quattro giorni di lunghe dormite e risvegli pieni
di lunghi stiracchiamenti nel letto e lunghe letture nel sole. Un montatore mi
ha portato delle bocche di leone. Una commerciale mi ha portato tre rose che
profumano come la bulgaria. Un ragioniere mi ha portato mirtilli e lamponi e un
altro ragioniere 7 ciliegie mature. amata e coccolata. Ho un moroso
bellissimo e spettacolare e va tutto in una maniera spaventosamente bella.
Ma poi arriva il
corvo dalle ali nere e mi porta via tutto il bello che ho. E mi arrabbio perché
qualcuno, un paio di ali nere mi possono portare via tutto il bello che ho. Tutto
l’amore che mi circonda e tutto l’amore che ho dentro. Me lo portano via con le
migliori intenzioni... sto cercando un algoritmo che mi aiuti a risolvere
questa situazione, ma non lo trovo. L’unica soluzione è quella del fu mattia
pascal: fingersi morta e ricominciare a vivere sotto mentite spoglie. Inizio le
giornate piangendo. Un po’ di gioia e un po’ di merda ma alla fine la domanda
resta sempre… e io devo rispondere e devo rispondere in fretta e ho rabbia e
paura e ogni tanto vorrei spararmi in bocca ed è una cosa contrastante e però
non è bello essere felici ed essere costretti ad essere invece infelici e dover
per forza piegarsi alle ali del corvo. Perdincibacco.
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Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.
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