giovedì 19 novembre 2020

Dipanare la nebbia.

Sono distrutta dall’idea di non aver capito un cazzo in trentatré anni.

Mi sento sola.

Mi sento abbandonata.

Mi sento vuota. 

Nuoto in una piscina di vomito e mi rendo conto che la bambina dentro di me è stata di nuovo schiaffeggiata. La bambina che ero, con occhi pieni di stelle, con le canzoni in testa e le poesie sulle dita, è stata di nuovo messa in castigo.

Io e i miei sogni siamo di nuovo al punto di partenza. Solo che forse, questa volta, ho capito che i miei sogni non valgono un cazzo. Forse ho sbagliato sogno, forse ho sbagliato persona. E la persona sbagliata sono io. È con me che i sogni non si avverano. Restano eternamente nello spazio tra il collo e il cuscino.

Credere.

Non credere.

È sbagliatissimo riporre le proprie speranze in persone estranee, per quanto questi estranei possano esserti entrati sotto pelle, per quanto ti possa illudere, per quanto possa sembrare che nessun’altro possa entrare più dentro di così, alla fine arriva il momento in cui le bianche nuvole si disperdono, le parole perdono senso e resti da sola. Fumi cento sigarette e fai fuori litri di vino, smetti di mangiare e dormi a scatti, ti risvegli con le lacrime e ti arrabbi. 

Ci sarà un nuovo inizio?

Un’altra volta in cui penserò di essere arrivata a casa, per poi scoprire che la mia casa non esiste.

 

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