occupy your mind
lunedì 5 giugno 2023
05.06.2023
martedì 9 maggio 2023
09.05.2023
Ci tengo un sacco a questa cosa che io sono figa e posso
fare tutto da sola.
In effetti posso fare quasi tutto da sola, ma certe volte mi
domando che cazzo ho in testa.
Oggi ho deciso di andare a piedi fino a San Vito,
attraversando i vigneti. Vigneti infangati. Ruote del passeggino che si bloccano.
Io che cerco di liberarle dal fango con gli esili rametti di vite. Io che bestemmio.
La pioggia che inizia e io che non mi sono portata nulla per coprirti. Alla fine
ho dovuto farmi tre quarti di strada impennando su due ruote con te che dormivi
con testa e guance a penzoloni.
Certo, nulla di tragico. È che sono stanca morta e mi
sarebbe piaciuto che qualcuno mi aiutasse. Ma chiedere è pari a un piatto di
merda calda per me, quindi via: sputtano le poche energie a disposizione e porto
in giro la mia coroncina di corna cazzute.
Non è tanto questione di indipendenza, quanto di un minimo
di sale in zucca.
A me è sempre mancato, ma ora andiamo verso valori negativi.
Comunque, un’avventura al giorno per te. A fine giornata c’è
sempre qualcosa di tragicomico da ricordare.
Ah e volevo anche ricordare che esattamente un anno fa ti
sei mosso per la prima volta. O meglio è stata la prima volta che ti ho sentito.
O almeno credo fossi tu. Era ora che ti sentissi e mi dicevano che la sensazione
è simile alle bolle nella pancia, solo che io non riuscivo a capire la
differenza e non sapevo mai se sbrodolarmi emozionata o stringere l’ano per non
condividere i miei gas intestinali. Però ricordo bene che ero sdraiata al buio
e ho sentito come una farfalla nella pancia. Mi piace pensare che eri tu, anche
perché era la mia prima festa della mamma ed ero molto triste (non per la ricorrenza,
per carità) e tu mi hai fatto ciao ciao e subito non ero più triste.
Ecco.
Resta comunque il dubbio che fosse solo una scoreggia…
08.05.2023
Tu non sei come tutti i bambini.
È probabilmente la cosa che pensa ogni madre.
Che poi, io di altri bambini non so una mazza. Il mio istinto
materno esisteva in un mondo parallelo, in realtà non avevo idea di quello che
fosse un bambino.
Una cosa però è certa: se alla maggior parte dei bambini
piace la macchina e, addirittura, pare essere un infallibile metodo per
abbatterli, a te la macchina fa cagare.
Ieri ti ho portato a Garda a fare un giro con la grande V e
la piccola V e tu hai pianto come se ti stessero cavando la pelle per tutto il
viaggio di andata e di ritorno. Sudato, rigato di lacrime, bestemmiante… io che
già guido di merda, figurati come sto bene con un elemento di disturbo del
genere. Mi concentro per non guardarti mentre guido, giusto così per
scongiurare tipo un frontale, ma ogni volta arrivo a destinazione sfinita e
ogni volta mi prometto che non ti porterò più in giro in macchina e poi ogni
volta ci ripenso, perché non posso mica smettere di vivere solo perché tu ami
cagare il cazzo. Tra l’altro, ieri la mia fabiolina ha deciso di mollare la
batteria dopo nove anni di onorato servizio. Quindi, ricomponiamo il quadro: tu
– sudato, disperato, bestemmiante, io sudata, disperata, bestemmiante, che
andiamo in giro con aria di elementi socialmente pericolosi a supplicare se
qualcuno ci dà la carica per partire. Per fortuna, avere l’aria di madre
adolescente con un piccolo animaletto dai grandi occhi è di aiuto in certe
situazioni. Alla fine siamo riusciti a partire, ma non per questo mi hai risparmiato
le tue urla furibonde per tutto il viaggio.
In questo momento, sono in piedi che dondolo, con te impacchettato
nel marsupio. Ti sei appena addormentato. Speravo che dormissi nel letto, così
magari potevo farmi un micro pisolino anch’io, ma tu sei convinto di essere un
piccolo canguro e preferisci dormire nel marsupio, con il bonus della mia
schiena spezzata: d’altronde non c’è goduria per te se io non soffro.
Per finire la giornata, ieri è venuto quel pagliacetto di mio fratello a farti mille feste e, nonostante tu fossi bollito dopo il viaggio, hai riso un sacco lo stesso. Io adoro la tua risata. Mi si schiudono tutti i fiori dentro e sento un milione di campanellini e voglio esplodere e penso che non ci sia cosa più figa di avere un botolo come te.
Ho la schiena in frantumi però... come la vogliamo mettere con
questa cosa che appena provo a metterti giù, azioni l’inclinometro e cominci a
piangere?
domenica 7 maggio 2023
07.05.2023
Ho deciso di iniziare questo diario per te, ma soprattutto
per me. Perché ho la sensazione di essere invisibile, ho il terrore che domani
mi sveglierò e tu avrai vent’anni e tutti questi piccoli momenti belli, brutti,
difficili, disperati e tenerissimi verranno persi nell’oblio. Non so se ho una malattia
degenerativa o se è normale essere così smarriti. Mi dimentico tutto, dalle
cose vecchie alle cose nuove, non padroneggio più il linguaggio e quando parlo
sembro affetta da una qualche sindrome rincoglionente o forse, più
semplicemente, sembro un’analfabeta.
Non ho più il tempo per leggere.
Non più il tempo per pensare a cose belle, edificanti,
sviluppanti.
Tutti i miei pensieri si aggirano continuamente intorno alle
cose da fare, pulire, lavare, cambiare, riordinare, cucinare e, nelle pause,
litigo mentalmente con tuo padre.
Ho deciso quindi di iniziare questo diario e spero di avere
sufficiente costanza. Spero che tu inizi a dormire per più di trenta minuti
alla volta e spero di imparare a sbattermene del porcile in cui viviamo.
Ho scritto diari per anni, diari scritti in teneri
quadernetti, diari scritti in quaderni più adulti, diari scritti su un floppy
disk che ormai nessuno potrà rileggere, diari scritti sul web, diari scritti su
word e poi dimenticati nei meandri degli incasinati terabyte di hard disk che
non funzionano più.
Considerando che non voglio prendere la Sertralina che mi
hanno prescritto per calmare un po’ il sistema nervoso, che non voglio bere più
di un bicchiere di vino al giorno, perché ti starei ancora allattando e mi
sembra disonesto iniziarti all’alcolismo all’età di sette mesi, considerando
che i cannabinoidi sono diventati per me fonte di orribili paranoie e trip
bruttissimi (roba che con quattro tiri di spinello, inizio a svalvolare e
partire per spirali di infantili paure e insensate paranoie paralizzanti), mi è
venuto in mente che, da giovane, la scrittura era l’unica cosa che mi salvava
dalla solitudine, dalla sensazione di non esistere, dalle paure, malinconie,
tristezze. Nonostante abbia appurato da tempo di non avere talento nella
scrittura, nonostante abbia abbandonato da tempo il sogno di diventare
scrittrice, critica letteraria o traduttrice letteraria, nonostante il mio
vocabolario si sia ristretto per mancanza di stimoli, nonostante il mio senso
dell’umorismo e cinismo abbiano perso parecchio smalto, trovo ancora nella
scrittura uno dei modi migliori per tranquillizzarmi e tornare a me stessa.
Eccomi dunque mio piccolo botolo, ti uso come destinatario
non senziente delle mie righe.
La giornata è iniziata intorno alle 5. Tu dormivi accanto
con indosso questo pigiamino con gli alci che ti hanno passato le cuginette
francesi e che ti va già piccolo, ma viste le ristrettezze cerco di prolungare
la vita utile di ogni oggetto. Mi sono resa conto stanotte che era decisamente
ora di tagliarti le unghie dei piedi, perché mi hai graffiato la pancia tutta la
notte. Ti agiti come un forsennato mentre dormi. O meglio, passi da momenti in
cui agiti gambe, braccia e testa a momenti in cui ti adagi e dormi come un
piccolo animaletto guanciuto.
Ecco che ti sei svegliato…
Finisco per il momento.
lunedì 17 aprile 2023
17.04.2023
Vorrei avere uno
scrigno per poterci infilare ogni momento.
Il piedino che mi
sta in una mano.
Questi enormi
occhi lucenti da piccolo gufo.
Il monociglio da
Elio.
La testa che sembra un kiwi.
Ci vorrei infilare
l’odore di nanne nel collo.
La manina che mi
tiene il dito.
La voracia.
Lo stupore che mi
fionda addosso all’idea che io, mezza scassata come sono, riesco pure a
generare il suo nutrimento.
Vorrei infilare
in uno scrigno la cosmica tenerezza che mi riempie all’idea che gli basto io, che riesco a risolvere ogni suo problema.
Vorrei conservare
per sempre la sensazione di cristallina purezza, dove non ci siamo ancora fatti
del male, dove io non ho ancora fatto in tempo a sbagliare nulla, dove lui non
è ancora riuscito a ferirmi con l’egoismo tipico dei figli. Lui è l’unico a non
rimproverarmi nulla ed è l’unico a cui non ho nulla da rimproverare.
Io sono la sua
casa e lui è la mia e questa cosa ovviamente e giustamente finirà, ma io vorrei
ricordarmi esattamente questi mesi.
Vorrei non
dimenticare la sensazione di perfetta felicità, quando mi si addormenta in
braccio. E non voglio altro. Non sento la fame, i 9 mesi di insonnia, non penso
alla devastazione della mia vita personale, professionale, sociale. Nulla. Solo
io e il mio botolo stupendo. Tondo, caldo, soffice e luminoso come una palla di
luce.
Vorrei fermare il
tempo e restare così, insonne, stanca, con la stessa felpa da settimane, con il
latte che mi gocciola, la pancia che sembro ancora all’ottavo mese di
gravidanza, i capelli da strega, il colore di un cadavere decomposto e un senso
di completa isolazione dal mondo.
Vorrei passare la
vita a leggere filastroche e guardare questo qua che ride quando faccio le
voci. Vorrei passare la vita a fargli i massaggini e sfiorare con le punta delle
dita le sue minuscole ditina, mordicchiare i rotolini e sentire i suoi
gridolini da pagliaccio.
Forse sono nata
per essere madre. Peccato averlo scoperto solo ora e solo così.
domenica 24 luglio 2022
nuovi stili d’insonnia
Chissà se mi pensi almeno una su diecimila volte in cui ti penso io.
Chissà se le mie notti insonni di ippopotamo accaldato si incrociano con le tue serate di barbarica baldanza.
Chissà se in un universo parallelo ce l’abbiamo fatta a non sputtanare tutto.
Mi cullo immaginando come sarebbe se in tutto quello che mi sta succedendo ci fossi tu. Mi cullo immaginando come mi avresti dato i bacini sul pancione e come saresti stato in agguato con la mano per sentire gli arroganti calci del cosino che porto dentro. Mi immagino i tuoi sguardi apprensivi, le bestemmie per montare il lettino e mille altre piccole cose che so esattamente sarebbero potute succedere.
Spero davvero che in un universo parallelo stia accadendo…
Perché mi sembra un peccato mortale questa cosa che alle 5 del mattino, vedo la scritta online sotto il tuo nome e non ho il diritto di dirti che ti guardo, che buonanotte ciccio, che mi manchi un sacco, che ho caldo, ho paura e avrei bisogno di sentire la tua voce per ritrovare un po’ di coraggio.
lunedì 27 giugno 2022
68
Oggi è il giorno in cui mia mamma soleva preparare una grande torta con fragole fresche.
Era il giorno in cui si chiamava la Bulgaria e ci mettevamo ad urlare tutti insieme, senza ascoltarci, senza sentirci, ridendo di noi stessi, e brindando con vino freddo.
La più squillante delle ragazze, la più irriverente del clan, oggi avrebbe compiuto 68 anni e avrebbe risposto al telefono tossendo e battendo le traduzioni con una mano sul suo scassato computer. Avrebbe spietatamente stroncato tutti i nostri auguri, invitandoci ad infilarli nei rispettivi ani e di darle finalmente dei nipoti, invece di cazzeggiare.
Dove sei adesso che dovresti rompermi le palle da mattina a sera, agitandoti come un gabbiano affamato per ogni minchiata riguardante il bambino? Ti sembra giusto non esserci? Ti sembra giusto lasciarci soli? Chi ci sdrammatizza? Chi ci interrompe gracchiando? Chi ci insulta? Come faccio io a moltiplicarmi, se tu non sei lì a spiegarmela? Passano i mesi, gli anni, eppure io non riesco ancora a capire perché si debbano perdere le persone che servono per acquisirne di inutili.
Vuoto.
Mi manca la casa.
Mi manca l'odore delle lunghe tende beige, dietro le quali mi piaceva nascondermi da piccola e immaginare di essere invisibile, mentre la casa si riempiva di voci di donne.
Mi manca vedere la casa dal basso, con sguardo di bambina, dove tutte le persone che amo erano vive, giovani e forti.
Sembra di essere una gallina spennata.
Senza forze.
Mi mancano le persone che sapevano darmi forza.
Non voglio diventare grande.