Ci tengo un sacco a questa cosa che io sono figa e posso
fare tutto da sola.
In effetti posso fare quasi tutto da sola, ma certe volte mi
domando che cazzo ho in testa.
Oggi ho deciso di andare a piedi fino a San Vito,
attraversando i vigneti. Vigneti infangati. Ruote del passeggino che si bloccano.
Io che cerco di liberarle dal fango con gli esili rametti di vite. Io che bestemmio.
La pioggia che inizia e io che non mi sono portata nulla per coprirti. Alla fine
ho dovuto farmi tre quarti di strada impennando su due ruote con te che dormivi
con testa e guance a penzoloni.
Certo, nulla di tragico. È che sono stanca morta e mi
sarebbe piaciuto che qualcuno mi aiutasse. Ma chiedere è pari a un piatto di
merda calda per me, quindi via: sputtano le poche energie a disposizione e porto
in giro la mia coroncina di corna cazzute.
Non è tanto questione di indipendenza, quanto di un minimo
di sale in zucca.
A me è sempre mancato, ma ora andiamo verso valori negativi.
Comunque, un’avventura al giorno per te. A fine giornata c’è
sempre qualcosa di tragicomico da ricordare.
Ah e volevo anche ricordare che esattamente un anno fa ti
sei mosso per la prima volta. O meglio è stata la prima volta che ti ho sentito.
O almeno credo fossi tu. Era ora che ti sentissi e mi dicevano che la sensazione
è simile alle bolle nella pancia, solo che io non riuscivo a capire la
differenza e non sapevo mai se sbrodolarmi emozionata o stringere l’ano per non
condividere i miei gas intestinali. Però ricordo bene che ero sdraiata al buio
e ho sentito come una farfalla nella pancia. Mi piace pensare che eri tu, anche
perché era la mia prima festa della mamma ed ero molto triste (non per la ricorrenza,
per carità) e tu mi hai fatto ciao ciao e subito non ero più triste.
Ecco.
Resta comunque il dubbio che fosse solo una scoreggia…
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