Tu non sei come tutti i bambini.
È probabilmente la cosa che pensa ogni madre.
Che poi, io di altri bambini non so una mazza. Il mio istinto
materno esisteva in un mondo parallelo, in realtà non avevo idea di quello che
fosse un bambino.
Una cosa però è certa: se alla maggior parte dei bambini
piace la macchina e, addirittura, pare essere un infallibile metodo per
abbatterli, a te la macchina fa cagare.
Ieri ti ho portato a Garda a fare un giro con la grande V e
la piccola V e tu hai pianto come se ti stessero cavando la pelle per tutto il
viaggio di andata e di ritorno. Sudato, rigato di lacrime, bestemmiante… io che
già guido di merda, figurati come sto bene con un elemento di disturbo del
genere. Mi concentro per non guardarti mentre guido, giusto così per
scongiurare tipo un frontale, ma ogni volta arrivo a destinazione sfinita e
ogni volta mi prometto che non ti porterò più in giro in macchina e poi ogni
volta ci ripenso, perché non posso mica smettere di vivere solo perché tu ami
cagare il cazzo. Tra l’altro, ieri la mia fabiolina ha deciso di mollare la
batteria dopo nove anni di onorato servizio. Quindi, ricomponiamo il quadro: tu
– sudato, disperato, bestemmiante, io sudata, disperata, bestemmiante, che
andiamo in giro con aria di elementi socialmente pericolosi a supplicare se
qualcuno ci dà la carica per partire. Per fortuna, avere l’aria di madre
adolescente con un piccolo animaletto dai grandi occhi è di aiuto in certe
situazioni. Alla fine siamo riusciti a partire, ma non per questo mi hai risparmiato
le tue urla furibonde per tutto il viaggio.
In questo momento, sono in piedi che dondolo, con te impacchettato
nel marsupio. Ti sei appena addormentato. Speravo che dormissi nel letto, così
magari potevo farmi un micro pisolino anch’io, ma tu sei convinto di essere un
piccolo canguro e preferisci dormire nel marsupio, con il bonus della mia
schiena spezzata: d’altronde non c’è goduria per te se io non soffro.
Per finire la giornata, ieri è venuto quel pagliacetto di mio fratello a farti mille feste e, nonostante tu fossi bollito dopo il viaggio, hai riso un sacco lo stesso. Io adoro la tua risata. Mi si schiudono tutti i fiori dentro e sento un milione di campanellini e voglio esplodere e penso che non ci sia cosa più figa di avere un botolo come te.
Ho la schiena in frantumi però... come la vogliamo mettere con
questa cosa che appena provo a metterti giù, azioni l’inclinometro e cominci a
piangere?
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