E' passato un anno dal mio ultimo triste viaggio a casa.
Ho ancora in mente il momento in cui siamo salite da mia nonna per dirle che la sua bambina è morta.
Triste, ma anche molto bello. La condivisione del dolore riempie di forza, di senso di responsabilità: sapevo che non potevo crollare, sapevo che dovevo farle ridere, sapevo che anche solo la mia presenza era sufficiente per tenere insieme i pezzi.
Mi manca un sacco la sensazione di interezza che avverto quando sono a casa.
Sono andata via 20 anni fa e tutt'ora quella è la mia casa e tutt'ora penso che quello sia il mio posto e tutt'ora soffro per la lontananza, ogni giorno.
Nessuno dei miei sogni si è realizzato.
Nemmeno quello di trovare un meccanismo per riuscire a vivere un po' qua e un po' là, senza dover per forza rinunciare a una parte della mia esistenza.
Ora sono completamente bloccata.
Ora un estraneo può decidere se andrò o meno a casa, quando lo farò e per quanto tempo.
E' orribile.
Mi addormento tutte le sere, avvolgendomi attorno alla mia pancia e immaginandomi a casa. In una casa dove mi vogliono bene, dove mi aspettano, dove vado bene così come sono, dove non mi sento fuori luogo.
Chissà se riuscirò a reggere senza impazzire?
Nessun commento:
Posta un commento