Certo che è vero che gli
anni rendono insensibili. Quando ero più piccola ogni separazione, ogni addio,
ogni cambiamento mi spezzava letteralmente il cuore. Sentivo la mancanza dei
posti. Mi mancavano i gradini su cui aspettavo mio fratello dopo la scuola. Mi
mancava la panchina dove mi fermavo a fumare prima di entrare a casa. Mi
mancava l’odore della mensa del campo scuola estivo. Mi mancava l’odore della
metropolitana di casa mia. Mi mancava il colore verde della palestra delle
medie. Adesso non mi manca più un cazzo. Sento solo un leggero e sordo dolore
in fondo al cuore quando mi arriva addosso un ricordo, come la folata di un
profumo. Nelle condizioni di una volta sarei andata in depressione dalla
nostalgia del vecchio lavoro. Perché l’ho amato davvero. Ero felice tutti i
giorni quando ci andavo e ora invece anche ripensandoci non mi manca e non
vorrei tornare indietro. Ero troppo giovane quando ho capito che la vita, o
almeno la mia vita, sarebbe stata una lunga sequela di addii. Ho conosciuto un
sacco di persone e ho amato un sacco di persone e alla fine le ho perse quasi
tutte per un motivo o per l’altro. Ho amato i posti, avevo un attaccamento
malato per i posti e per le situazioni, forse perché è stato tutto un continuo
cambiamento e io avevo disperatamente bisogno di creare tradizioni, di sentirmi
parte di qualcosa. E invece è stato un continuo spostamento, distacco,
strappo.. … addio. E ora ho smesso di sentire. Ora non mi aspetto di far parte
di niente. Ho imparato dalle libellule la magia del cambiamento. E adesso sento
solo un po’ di amarezza, perché non ho un posto e non ho nessuno con cui
crearlo.
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