venerdì 30 settembre 2016
eccomi - jonathan safran foer
giovedì 29 settembre 2016
Vieni
quando ne hai voglia
quando puoi
tra una partenza e un ritorno
dopo una scrollata di spalle
dopo avere assaporato la lacrima scesa sul labbro
Vieni
tra un sorriso e una salita
dopo un lancio di asciugamano
mentre le campane suonano a vuoto
Vieni
prenditi un giorno
invecchiamo insieme.
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Vincenzo Costantino
mercoledì 28 settembre 2016
eccomi - jonathan safran foer
Che cosa c'era di sbagliato in quel desiderio e in quel bisogno? Niente. E l'enorme distanza tra dove sei e quello che ti eri sempre immaginata non deve per forza indicare un fallimento. La delusione non dev'essere necessariamente deludente. Il desiderio, il bisogno, la distanza, la delusione: crescere, conoscere, impegnarsi, invecchiare accanto a un altro. Da soli si può vivere perfettamente. Ma non una vita.
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Jonathan Safran Foer
martedì 27 settembre 2016
.i hate humans.
Credo di essere
una razzista. Se non fosse per l’educazione che ho ricevuto, probabilmente
sarei dichiaratamente nazista.
Io odio gli
psicopatici e gli isterici. Mi rendo conto perfettamente che è una malattia,
che è come prendersela con uno che ha il raffreddore o la gastrite o l’artrite.
Riesco ad essere tollerante con uno che continua a tossire o deve essere
selettivo nel mangiare o riempirsi di insulina per sopravvivere. Ma non riesco
proprio a sopportare gli schizzati. Quelli che reagiscono in maniera esagerata,
imprevedibile, quelli che si compiangono o distorcono la realtà, non sopporto
la gente dai gesti imprevedibili (e non sorprendenti). Mi scatta la violenza. Mi
rendo conto che dovrei essere paziente, che ognuno sta combattendo la propria
lotta, ma mi pare di capire che la gente stia usando questa storia per autoassolversi
in maniera un po’ troppo generosa. Io li prenderei tutti a schiaffi. Proprio non
riesco ad essere paziente e dirmi che si ha continuamente a che fare con delle
diagnosi più o meno lievi. Io la mia merda me la mangio da sola, al massimo la
vomito un po’ qua, prima ne riempivo la testa al mio ragazzo, ma non è che se
ho la merda nel cervello sono autorizzata ad alitarla in faccia a tutti con arroganza
giustificandomi con una presunta instabilità emotiva. Che
cazzo è? Uno ha i complessi di inferiorità, quell’altro ha le manie di
grandezza, quell’altro ha le manie di persecuzione, quell’altro ha l’eiaculazione
precoce, quell’altra non scopa da mesi, quell’altro ha la moglie troia, quell’altra
non riesce a rimanere incinta, quell’altro ha un rapporto problematico con la
madre (che poi sta storia di dare continuamente la colpa del proprio malessere
ai genitori mi sta proprio in culo. Dio cristo, hai 80 anni, ripigliati un attimo),
quell’altro ancora è frustrato perché non vuole lavorare in un ufficio, quell’altro
perché non trova un lavoro, quell’altro perché vorrebbe viaggiare e non può,
quell’altro per sa il cazzo cos’altro… ma vogliamo smetterla?
Voglio dire,
chiaro che la vita non è esattamente il regalo che ci saremmo aspettati di
trovare sotto l’albero. Chiaro che siamo cresciuti in una società consumista
che ci spinge ad essere perennemente insoddisfatti sia a livello materiale che
emotivo, chiaro che il benessere e la relativa sicurezza e stabilità politica
ci vizia al punto da poterci permettere il lusso delle lotte interiori e
capricci di vario genere, ma siamo anche nell’era dell’individualismo signori,
che per me è una delle più grandi conquiste della civiltà moderna, la quale
prevede di farsi i cazzi propri e non disturbare gli altri con le proprie
fottute malattie mentali. E invece no, invece il bisogno di protagonismo è più
forte, abbiamo bisogno di essere cagati, compatiti o sgridati o analizzati, ma
soprattutto cagati. Abbiamo bisogno di far sapere a tutti che stiamo di merda e
lo facciamo in modi diversi, ma tutti ugualmente fastidiosi.
Ecco. Io non
sopporto i depressi. Preferisco gli incazzati, i cinici, i nichilisti, ma non
gli schizzati. E non ho alcuna intenzione di fingere la solidarietà. Se il tuo
comportamento mi irrita, voglio potermi permettere il lusso di evitare la tua
compagnia. A meno che tu non sia il mio capo ovviamente, in qual caso cerco di
sorridere alle tue chiare manifestazioni di schizofrenia, con la solida
certezza che negli occhi mi si legga il più profondo dei disprezzi.
Oh là.
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lunedì 26 settembre 2016
le 10 regole
Bisogna saper stare sul pezzo. E il pezzo
degli ultimi tempi sono le classifiche, le regole, gli elenchi.
Elenco quindi di seguito, in ordine sparso,
i miei spassionati consigli a coloro che stanno affrontando, affrontarono in
passato od affronteranno in futuro il caso di un caro nel primo periodo della
separazione:
- Non insultarmelo. Perché ti strappo gli occhi e te li infilo su per il culo
- Non dirmi che sicuramente troverò di meglio: non tutti gli umani sono progettati per cacciare sempre, una potrebbe anche decidere di fermarsi per qualche decennio e, soprattutto, al momento è impossibile pensare che ci sia qualcosa di meglio
- Non cercare di tirarmi fuori di casa per forza: passeremo una serata di merda dalle risate sforzate e coglioni per terra
- Non cercare di presentarmi altri uomini: ho la libido sotto terra
- Non cercare di coinvolgermi in attività ludiche prima a me sconosciute quanto sgradevoli: già ho i cazzi miei, se poi devo fare delle cose di cui non me ne frega una beata minchia solo perché “almeno ti distrai”, la coltellata in gola mi è assicurata
- Non consigliarmi di mangiare di più: so anch’io perfettamente che se non mi nutro muoio e se non lo sto facendo non è perché ci godo
- Non farmi i complimenti che non merito: già suonano falsi quelli detti sinceramente, figuriamoci quelli da life coach rottinculo
- Non convincerti che se sto da sola mi taglio le vene: è solo che preferisco dormire piuttosto di reggere la compagnia di chiunque
- Non. Assolutamente. Non. Dirmi.: “te l’avevo detto che sarebbe andata così!” : Vedi punto1
- Non ipotizzare chi dei due ci metterà di più a cuccare: Vedi punto 4.
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lunedì 19 settembre 2016
La
disillusione è perfida. Sa avvicinarsi lentamente e avvelenare i sogni. Ogni giorno
ne perdi un pezzo per poi ritrovarti in un pozzo pieno di vuoto.
La si
combatte ogni giorno, con piccole illusioni infantili. La si combatteva ogni
giorno.
Oppure sa
piombare da un giorno all’altro. Tagliare le palpebre con un rasoio sottile.
Ed è come un
palloncino che scoppia.
Altre volte è
come un palloncino che lentamente si sgonfia. Prima eri piena, poi eri un po’
meno piena e un po’ più spaventata. Ma stupida capricornuta del cazzo, ci
credevi fino all’ultimo secondo. Finché un giorno ti sei svegliata con le
ferite sulle palpebre e hai visto il vuoto. Ecco. Ho visto il vuoto. La disillusione
è arrivata da un giorno all’altro. Totale. In effetti è stata un po’ entrambe
le cose… si è insinuata passo dopo passo, indifferenza dopo indifferenza,
compromesso dopo compromesso, magone dopo magone per poi arrivarmi addosso come
una betoniera lenta. Mi sta ancora passando sopra, ci sono sotto solo con le
gambe. Passerà. Mi metterò un pollice in bocca, soffierò forte e mi rigonfierò
come nei cartoni animati. E sarò di nuovo libera di respirare. Toglierò i
pezzettini di vetro con una pinzetta. Dagli occhi, dalle mani, dalla lingua,
dall’ombelico, dalle mutande. Mi disinfetterò e metterò delle tenere bende. Mi curerò
e imparerò ad amarmi anche in versione spezzata. Anche in versione buttata via.
Anche in versione rifiutata. Anche in versione sfigata.
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giovedì 15 settembre 2016
L’amore ai tempi di vozap
È un gioco
che si sviluppa su più livelli.
Entri sulla
conversazione per vedere l’ultima entrata
Lo becchi
online
Ti domandi se
è online con qualcuno o se anche lui come un imbecille sta guardando il tuo
essere online e sta pensando la stessa cosa
Ti convinci
che sicuramente è online con qualcun altro
Il prossimo round
si chiama: chi molla per primo.
Molli tu e
hai la consapevolezza di essere una figa e immediatamente dopo ti fai profondamente
pena
Molla lui e
ti senti abbandonata perché hai capito che era online con qualcun altro.
Molli tu e
nel giro di un secondo ti arriva un suo messaggio e vivi un momento di
esaltazione e gloria manco avessi vinto un oscar
Non molli e
ti arriva un suo messaggio così lo visualizzi subito e lui ti sgama che eri lì
che lo fissavi e vivi un momento di profondo disprezzo nei confronti di te
stessa ripromettendoti di non fare mai più questo gioco.
Poi ti
imbatti in un qualche test tipo “qual è la tua età cerebrale” e lo ignori in
fretta, sapendo bene che la tua età cerebrale si è evidentemente fermata a 13
anni.
Bah
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mercoledì 14 settembre 2016
È troppo facile subire.
We must all
face the choice between what is right and what is easy.
Mi sveglio
ogni mattina incazzata: probabilmente è il preciclo: ho l’orgoglio che
sanguina. Mi sveglio e sento fisicamente di essere un residuo organico in
decomposizione. Qualcosa che non serve. Che serve finché va bene e se oppone
resistenza si lascia scivolare via con garbo… come quando si butta per terra
una sigaretta finita facendo finta che sia caduta per sbaglio. Lasciata perdere.
Lasciata andare via. Mi sveglio incazzata e ferita perché ho permesso tutto
questo. Mi schiaffeggio e mi rimetto insieme, ma il risveglio nella mia pelle
di residuo organico mi fa venire da vomitare tutti i giorni.
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lunedì 12 settembre 2016
felicità sintetiche
È come
metadone.
Stelle – Stalle
in tempo zero.
Una bella
giornata ti pompa di adrenalina. Poi infili una maglietta lavata con un
detersivo di cui non ti ricordavi di ricordare così bene il profumo e cadi di
nuovo al punto di partenza.
Cosa cazzo
stiamo facendo a noi stessi?
Quando la
questione si filtra e si purifica all’essenza di quello che è, mi domando
incredula di nuovo e di nuovo e di nuovo – ma cosa cazzo stiamo facendo a noi
stessi?
Poi l’essenza
viene diluita. Si aggiungono i principi, l’orgoglio, la cazzutaggine, i denti
stretti, le scomodità e mi sembra di essere in una stanza che lentamente si sta
restringendo schiacciandomi dentro.
Poi
Arriva un
messaggio
Una telefonata
Una foto
E di nuovo
stelle
E poi
Di nuovo
stalle
Bah.
mercoledì 7 settembre 2016
buon appetito
Ho la bocca
piena di vomito. Ogni mattina. Esclusa al 100 % la possibilità di essere stata
ingravidata da chicchessia, il sintomo rimane ed è ancora più disgustoso vista
la sua genesi. Credo di essere nauseata da me stessa. Certo, potrei trovare un
milione di fattori intervenienti che mi rendono la vita nauseante. Faccio un
lavoro che non mi piace e che non mi riesce nemmeno bene. Vivo in un posto che
non mi piace, in una situazione malsana e ho continuamente l’ansia di dover
cercarmi un altro posto, che probabilmente non mi piacerà, ma quanto meno sarò libera
di girare nuda per casa, ubriacarmi da sola e piangermi addosso o sgrillettarmi
in libertà sul pavimento della sala. La persona a cui avrei voluto legare la
mia vita alla fine mi ha estromessa dalla sua relegandomi ad uno schermo del
telefono. La migliore amica che avevo mi rende triste giudicando qualsiasi mio
comportamento. Mia madre sta invecchiando sola e io non posso neanche aiutarla
a fare la spesa. Mia zia sta morendo di tumore. Il mio cane ha perso l’uso
delle zampe posteriori. Tutto questo e, volendo, tanto altro, mi rendono la
vita pesante, per non dire merdosa. Ma in fondo al vaso di merda, trovo la mia
faccia: sono io che non mi vado bene, sono io la persona con cui devo e non
voglio convivere quotidianamente. E credo sia questo il motivo delle mie nausee
mattutine. Mi guardo allo specchio e vedo una quasi trentenne con la faccia da
ventenne e col cervello da tredicenne e con la voglia di vivere di un’ottantenne.
L’unico istinto che ho è quello di andare in una foresta e perdermi per sempre.
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