Ti dedico tutte le mie lacrime. Ti dedico la mia solitudine.
Ti dedico il mio dolore, se serve. Se solo servisse a farti salvare. Se solo
servisse a far accadere il miracolo. Se solo servisse a risucchiare il male dal
tuo cervello per assorbirlo nelle ali morbide della mia tristezza... staccarle
dalle mie spalle e farle volare via. Far volare via le cellule cancerogene dal
tuo cervello. Se solo potesse servire. .. è l’unica cosa che posso fare per te.
Senza farla. Ma mi piace pensare che ti mando l’energia positiva senza che tu
lo sappia, da un posto lontano, in una lingua sconosciuta. Ho ancora lo spigolo
del tuo gomito impresso nella mano. Cristo, perché a te? Perché non a me?
Perché non a mio padre ma a te? Te... che mi hai fatto ululare di voglia per dei
giorni.
Ti sembra giusto che ti prendi la tragedia tu e non io che
sono nata per la tragedia?
Io davvero credo nel miracolo. È talmente una botta questo
tuo tumore che credo che succederà un miracolo. Magari poi crederai in dio o in
krishna, ma che importa? L’importante è che tu viva. Senza di me ovviamente. Ma
io ho già fatto l’amore con te. Sfiorandoti le labbra con un dito. Spogliandoti
in silenzio. Spogliandomi in silenzio. Risucchiando il tuo tumore e accogliendolo nel mio grembro. E le ali bianche e soffici della tristezza sono
diventate nere. Si sono staccate dalle mie spalle lasciando scie di sangue e
carne sfilacciata e sono volate via nel cielo di Sofia e in alto sono esplose
in mille piccole piume nere e sono scomparse nel nulla. Tu sei guarito e io me
ne sono andata da brava eroina muta.
Ho acceso la candela per te. In un paesino sperduto dei
Balcani. Ho guardato la vergine negli occhi e l’ho sfidata. Se non lo farà per
te per chi mai potrebbe farlo?
Lo farà. E tu crederai in lei.
E io crederò in te.
Ce la puoi fare sole in faccia.
Ce la puoi fare.
Io no.
Ma tu sì.
Ce la farai.
Per favore.
Per favore.
Non morire.
Non morire per favore.
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