lunedì 17 aprile 2023

17.04.2023

 

 

Vorrei avere uno scrigno per poterci infilare ogni momento.

Il piedino che mi sta in una mano.

Questi enormi occhi lucenti da piccolo gufo.

Il monociglio da Elio.

La testa  che sembra un kiwi.

Ci vorrei infilare l’odore di nanne nel collo.

La manina che mi tiene il dito.

La voracia.

Lo stupore che mi fionda addosso all’idea che io, mezza scassata come sono, riesco pure a generare il suo nutrimento.

Vorrei infilare in uno scrigno la cosmica tenerezza che mi riempie all’idea che gli basto io, che riesco a risolvere ogni suo problema.

Vorrei conservare per sempre la sensazione di cristallina purezza, dove non ci siamo ancora fatti del male, dove io non ho ancora fatto in tempo a sbagliare nulla, dove lui non è ancora riuscito a ferirmi con l’egoismo tipico dei figli. Lui è l’unico a non rimproverarmi nulla ed è l’unico a cui non ho nulla da rimproverare.

Io sono la sua casa e lui è la mia e questa cosa ovviamente e giustamente finirà, ma io vorrei ricordarmi esattamente questi mesi.

Vorrei non dimenticare la sensazione di perfetta felicità, quando mi si addormenta in braccio. E non voglio altro. Non sento la fame, i 9 mesi di insonnia, non penso alla devastazione della mia vita personale, professionale, sociale. Nulla. Solo io e il mio botolo stupendo. Tondo, caldo, soffice e luminoso come una palla di luce.

Vorrei fermare il tempo e restare così, insonne, stanca, con la stessa felpa da settimane, con il latte che mi gocciola, la pancia che sembro ancora all’ottavo mese di gravidanza, i capelli da strega, il colore di un cadavere decomposto e un senso di completa isolazione dal mondo.

Vorrei passare la vita a leggere filastroche e guardare questo qua che ride quando faccio le voci. Vorrei passare la vita a fargli i massaggini e sfiorare con le punta delle dita le sue minuscole ditina, mordicchiare i rotolini e sentire i suoi gridolini da pagliaccio.

Forse sono nata per essere madre. Peccato averlo scoperto solo ora e solo così.