giovedì 29 settembre 2016

Vieni


quando ne hai voglia
quando puoi
tra una partenza e un ritorno
dopo una scrollata di spalle
dopo avere assaporato la lacrima scesa sul labbro
Vieni
tra un sorriso e una salita
dopo un lancio di asciugamano
mentre le campane suonano a vuoto
Vieni
prenditi un giorno
invecchiamo insieme.

mercoledì 28 settembre 2016

eccomi - jonathan safran foer

Che cosa c'era di sbagliato in quel desiderio e in quel bisogno?  Niente. E l'enorme distanza tra dove sei e quello che ti eri sempre immaginata non deve per forza indicare un fallimento. La delusione non dev'essere necessariamente deludente. Il desiderio, il bisogno, la distanza, la delusione: crescere,  conoscere, impegnarsi, invecchiare accanto a un altro. Da soli si può vivere perfettamente. Ma non una vita. 

martedì 27 settembre 2016

.i hate humans.

Credo di essere una razzista. Se non fosse per l’educazione che ho ricevuto, probabilmente sarei dichiaratamente nazista.
Io odio gli psicopatici e gli isterici. Mi rendo conto perfettamente che è una malattia, che è come prendersela con uno che ha il raffreddore o la gastrite o l’artrite. Riesco ad essere tollerante con uno che continua a tossire o deve essere selettivo nel mangiare o riempirsi di insulina per sopravvivere. Ma non riesco proprio a sopportare gli schizzati. Quelli che reagiscono in maniera esagerata, imprevedibile, quelli che si compiangono o distorcono la realtà, non sopporto la gente dai gesti imprevedibili (e non sorprendenti). Mi scatta la violenza. Mi rendo conto che dovrei essere paziente, che ognuno sta combattendo la propria lotta, ma mi pare di capire che la gente stia usando questa storia per autoassolversi in maniera un po’ troppo generosa. Io li prenderei tutti a schiaffi. Proprio non riesco ad essere paziente e dirmi che si ha continuamente a che fare con delle diagnosi più o meno lievi. Io la mia merda me la mangio da sola, al massimo la vomito un po’ qua, prima ne riempivo la testa al mio ragazzo, ma non è che se ho la merda nel cervello sono autorizzata ad alitarla in faccia a tutti con arroganza giustificandomi con una presunta instabilità emotiva. Che cazzo è? Uno ha i complessi di inferiorità, quell’altro ha le manie di grandezza, quell’altro ha le manie di persecuzione, quell’altro ha l’eiaculazione precoce, quell’altra non scopa da mesi, quell’altro ha la moglie troia, quell’altra non riesce a rimanere incinta, quell’altro ha un rapporto problematico con la madre (che poi sta storia di dare continuamente la colpa del proprio malessere ai genitori mi sta proprio in culo. Dio cristo, hai 80 anni, ripigliati un attimo), quell’altro ancora è frustrato perché non vuole lavorare in un ufficio, quell’altro perché non trova un lavoro, quell’altro perché vorrebbe viaggiare e non può, quell’altro per sa il cazzo cos’altro… ma vogliamo smetterla?
Voglio dire, chiaro che la vita non è esattamente il regalo che ci saremmo aspettati di trovare sotto l’albero. Chiaro che siamo cresciuti in una società consumista che ci spinge ad essere perennemente insoddisfatti sia a livello materiale che emotivo, chiaro che il benessere e la relativa sicurezza e stabilità politica ci vizia al punto da poterci permettere il lusso delle lotte interiori e capricci di vario genere, ma siamo anche nell’era dell’individualismo signori, che per me è una delle più grandi conquiste della civiltà moderna, la quale prevede di farsi i cazzi propri e non disturbare gli altri con le proprie fottute malattie mentali. E invece no, invece il bisogno di protagonismo è più forte, abbiamo bisogno di essere cagati, compatiti o sgridati o analizzati, ma soprattutto cagati. Abbiamo bisogno di far sapere a tutti che stiamo di merda e lo facciamo in modi diversi, ma tutti ugualmente fastidiosi.
Ecco. Io non sopporto i depressi. Preferisco gli incazzati, i cinici, i nichilisti, ma non gli schizzati. E non ho alcuna intenzione di fingere la solidarietà. Se il tuo comportamento mi irrita, voglio potermi permettere il lusso di evitare la tua compagnia. A meno che tu non sia il mio capo ovviamente, in qual caso cerco di sorridere alle tue chiare manifestazioni di schizofrenia, con la solida certezza che negli occhi mi si legga il più profondo dei disprezzi.

Oh là.  

lunedì 26 settembre 2016

le 10 regole


Bisogna saper stare sul pezzo. E il pezzo degli ultimi tempi sono le classifiche, le regole, gli elenchi.
Elenco quindi di seguito, in ordine sparso, i miei spassionati consigli a coloro che stanno affrontando, affrontarono in passato od affronteranno in futuro il caso di un caro nel primo periodo della separazione:

  1. Non insultarmelo. Perché ti strappo gli occhi e te li infilo su per il culo
  2. Non dirmi che sicuramente troverò di meglio: non tutti gli umani sono progettati per cacciare sempre, una potrebbe anche decidere di fermarsi per qualche decennio e, soprattutto, al momento è impossibile pensare che ci sia qualcosa di meglio
  3. Non cercare di tirarmi fuori di casa per forza: passeremo una serata di merda dalle risate sforzate e coglioni per terra
  4. Non cercare di presentarmi altri uomini: ho la libido sotto terra
  5. Non cercare di coinvolgermi in attività ludiche prima a me sconosciute quanto sgradevoli: già ho i cazzi miei, se poi devo fare delle cose di cui non me ne frega una beata minchia solo perché “almeno ti distrai”, la coltellata in gola mi è assicurata
  6. Non consigliarmi di mangiare di più: so anch’io perfettamente che se non mi nutro muoio e se non lo sto facendo non è perché ci godo
  7. Non farmi i complimenti che non merito: già suonano falsi quelli detti sinceramente, figuriamoci quelli da life coach rottinculo
  8. Non convincerti che se sto da sola mi taglio le vene: è solo che preferisco dormire piuttosto di reggere la compagnia di chiunque
  9. Non. Assolutamente. Non. Dirmi.: “te l’avevo detto che sarebbe andata così!” : Vedi punto1
  10. Non ipotizzare chi dei due ci metterà di più a cuccare: Vedi punto 4.


lunedì 19 settembre 2016


La disillusione è perfida. Sa avvicinarsi lentamente e avvelenare i sogni. Ogni giorno ne perdi un pezzo per poi ritrovarti in un pozzo pieno di vuoto.
La si combatte ogni giorno, con piccole illusioni infantili. La si combatteva ogni giorno.
Oppure sa piombare da un giorno all’altro. Tagliare le palpebre con un rasoio sottile.
Ed è come un palloncino che scoppia.

Altre volte è come un palloncino che lentamente si sgonfia. Prima eri piena, poi eri un po’ meno piena e un po’ più spaventata. Ma stupida capricornuta del cazzo, ci credevi fino all’ultimo secondo. Finché un giorno ti sei svegliata con le ferite sulle palpebre e hai visto il vuoto. Ecco. Ho visto il vuoto. La disillusione è arrivata da un giorno all’altro. Totale. In effetti è stata un po’ entrambe le cose… si è insinuata passo dopo passo, indifferenza dopo indifferenza, compromesso dopo compromesso, magone dopo magone per poi arrivarmi addosso come una betoniera lenta. Mi sta ancora passando sopra, ci sono sotto solo con le gambe. Passerà. Mi metterò un pollice in bocca, soffierò forte e mi rigonfierò come nei cartoni animati. E sarò di nuovo libera di respirare. Toglierò i pezzettini di vetro con una pinzetta. Dagli occhi, dalle mani, dalla lingua, dall’ombelico, dalle mutande. Mi disinfetterò e metterò delle tenere bende. Mi curerò e imparerò ad amarmi anche in versione spezzata. Anche in versione buttata via. Anche in versione rifiutata. Anche in versione sfigata. 
















giovedì 15 settembre 2016

L’amore ai tempi di vozap

È un gioco che si sviluppa su più livelli.
Entri sulla conversazione per vedere l’ultima entrata
Lo becchi online
Ti domandi se è online con qualcuno o se anche lui come un imbecille sta guardando il tuo essere online e sta pensando la stessa cosa
Ti convinci che sicuramente è online con qualcun altro
Il prossimo round si chiama: chi molla per primo.
Molli tu e hai la consapevolezza di essere una figa e immediatamente dopo ti fai profondamente pena
Molla lui e ti senti abbandonata perché hai capito che era online con qualcun altro.
Molli tu e nel giro di un secondo ti arriva un suo messaggio e vivi un momento di esaltazione e gloria manco avessi vinto un oscar
Non molli e ti arriva un suo messaggio così lo visualizzi subito e lui ti sgama che eri lì che lo fissavi e vivi un momento di profondo disprezzo nei confronti di te stessa ripromettendoti di non fare mai più questo gioco.
Poi ti imbatti in un qualche test tipo “qual è la tua età cerebrale” e lo ignori in fretta, sapendo bene che la tua età cerebrale si è evidentemente fermata a 13 anni.
Bah


mercoledì 14 settembre 2016

È troppo facile subire.

We must all face the choice between what is right and what is easy.


Mi sveglio ogni mattina incazzata: probabilmente è il preciclo: ho l’orgoglio che sanguina. Mi sveglio e sento fisicamente di essere un residuo organico in decomposizione. Qualcosa che non serve. Che serve finché va bene e se oppone resistenza si lascia scivolare via con garbo… come quando si butta per terra una sigaretta finita facendo finta che sia caduta per sbaglio. Lasciata perdere. Lasciata andare via. Mi sveglio incazzata e ferita perché ho permesso tutto questo. Mi schiaffeggio e mi rimetto insieme, ma il risveglio nella mia pelle di residuo organico mi fa venire da vomitare tutti i giorni. 

lunedì 12 settembre 2016

felicità sintetiche


È come metadone.
Stelle – Stalle in tempo zero.
Una bella giornata ti pompa di adrenalina. Poi infili una maglietta lavata con un detersivo di cui non ti ricordavi di ricordare così bene il profumo e cadi di nuovo al punto di partenza.
Cosa cazzo stiamo facendo a noi stessi?
Quando la questione si filtra e si purifica all’essenza di quello che è, mi domando incredula di nuovo e di nuovo e di nuovo – ma cosa cazzo stiamo facendo a noi stessi?
Poi l’essenza viene diluita. Si aggiungono i principi, l’orgoglio, la cazzutaggine, i denti stretti, le scomodità e mi sembra di essere in una stanza che lentamente si sta restringendo schiacciandomi dentro.
Poi
Arriva un messaggio
Una telefonata
Una foto
E di nuovo stelle
E poi
Di nuovo stalle

Bah. 

mercoledì 7 settembre 2016

buon appetito

Ho la bocca piena di vomito. Ogni mattina. Esclusa al 100 % la possibilità di essere stata ingravidata da chicchessia, il sintomo rimane ed è ancora più disgustoso vista la sua genesi. Credo di essere nauseata da me stessa. Certo, potrei trovare un milione di fattori intervenienti che mi rendono la vita nauseante. Faccio un lavoro che non mi piace e che non mi riesce nemmeno bene. Vivo in un posto che non mi piace, in una situazione malsana e ho continuamente l’ansia di dover cercarmi un altro posto, che probabilmente non mi piacerà, ma quanto meno sarò libera di girare nuda per casa, ubriacarmi da sola e piangermi addosso o sgrillettarmi in libertà sul pavimento della sala. La persona a cui avrei voluto legare la mia vita alla fine mi ha estromessa dalla sua relegandomi ad uno schermo del telefono. La migliore amica che avevo mi rende triste giudicando qualsiasi mio comportamento. Mia madre sta invecchiando sola e io non posso neanche aiutarla a fare la spesa. Mia zia sta morendo di tumore. Il mio cane ha perso l’uso delle zampe posteriori. Tutto questo e, volendo, tanto altro, mi rendono la vita pesante, per non dire merdosa. Ma in fondo al vaso di merda, trovo la mia faccia: sono io che non mi vado bene, sono io la persona con cui devo e non voglio convivere quotidianamente. E credo sia questo il motivo delle mie nausee mattutine. Mi guardo allo specchio e vedo una quasi trentenne con la faccia da ventenne e col cervello da tredicenne e con la voglia di vivere di un’ottantenne. L’unico istinto che ho è quello di andare in una foresta e perdermi per sempre.