venerdì 29 aprile 2022

While we were fearing it, it came

 ciò che temevo venne,

ma meno spaventoso,

perché il lungo timore 

l'aveva quasi abbellito.

Ci si abitua all'angoscia,

alla disperazione.

peggio saper che viene

che saperla presente.

Chi indossa la sua pena

il mattino che è nuova

soffre più che a portarla 

un'intera esistenza


While we were fearing it, it came -
But came with less of fear
Because that fearing it so long
Had almost made it fair -

There is a Fitting - a Dismay -
A Fitting - a Despair
'Tis harder knowing it is Due
Than knowing it is Here.

They Trying on the Utmost
The Morning it is new
Is Terribler than wearing it
A whole existence through

giovedì 28 aprile 2022

si sta facendo sempre più tardi

Non ho voluto nulla di quello che mi sta succedendo.

Perdo il centro continuamente. Mi arrabbio con me stessa, con il mondo, il fato, l'universo, ma principalmente con me stessa: perché il male che si vuole non duole, mentre a me duole da morire. 

Mi arrabbio, perché la vita sembra intenzionata a rovesciare i miei sogni e farmeli vivere in forma di incubi. 

Davvero, la mia vita sembra una barzelletta che non fa ridere. 

Ma poi ritrovo il centro, guardo il cielo, le foglie, respiro e sento il mio piccolo centro che, in queste settimane, ha imparato a sbadigliare. Ho un piccolo centro nella pancia che se la sbadiglia, mentre io battaglio contro me stessa. Mi esplode il cuore al pensiero che ha le ciglia, fa le smorfie, dorme o agita le braccia e io sono la sua casa. La sua casa incasinata, arrabbiata, ancora molto adolescente, la sua casa triste, la sua casa abbandonata...

e allora mangio un kiwi e mi abbraccio da sola. Occupo uno spazio piccolissimo nel mondo, ma in questo spazio piccolissimo siamo in due e io sono la casa di uno che non ha chiesto di esistere e io non ho chiesto di essere una casa, ma eccoci qua: siamo io e il mio cosino sbadigliante e nessun altro al mondo. E' un centro devastato, ma è il mio centro e, a questo punto, è l'unica casa che mi è rimasta. 

La mia casa è un bambino di cui io sono la casa.


mercoledì 27 aprile 2022

high on hormones and chocolate.

La somiglianza tra la fame chimica e la gravidanza mi fa sentire su un terreno rassicurante e familiare. 

Coltivo con allegria e disinvoltura il mio succoso strato lipidico.


D'altronde, è l'unica gioia carnale rimastami. 


martedì 26 aprile 2022

tutte le notti

 a volte la nostalgia mi assale come un animale affamato e mi divora gli organi. 

sono sempre stata emotivamente instabile, figurarsi ora. 
c'era chi diceva "mi commuovo anche a guardare un panino ormai" e io, con occhi a cuore che nascondevo pazientemente, pensavo: "vecchio rammollito".
Ora anch'io mi commuovo a guardare anche un panino, un po' perché ho sempre fame, un po' perché mi basta pensare a pane-speck-formaggio e ad uno spolverino verde shock per volermi sdraiare sull'asfalto e rotolarmi nella polvere bagnata, ululando di straziante tristezza.
Ecco. 
Ci si riduce così ad agire col cervello, ad avere la presunzione di poter impostare la propria vita su basi razionali. Bisogna metterselo bene in testa, per il resto dei miei giorni. 
Ci si riduce a cantare stupide ballate d'amore in macchina, a squarciagola, con voce spezzata, che ti sognooo tutte le nottiiii... sentendomi completamente stupida e sola. Sola con il mio bambino che, poverino, deve essere spaventato a morte da questo turbinio psicosomatico che si sta scatenando nel mio essere.
D'altra parte, mi sono già messa via tutti i miei futuri e correnti fallimenti genitoriali: ho tutte le carte in regola per fare il pieno di errori più o meno fatali, come ad esempio non potergli assicurare un minimo di famiglia che si possa chiamare tale. 
Alla fine comincia a bollirmi il cervello e butto tutto in vacca convincendomi, a spese di sanguinose ferite personali, che l'amore possa essere sufficiente per sopperire a tutto il resto delle cose che non potrò dargli. 

martedì 5 aprile 2022

non si aspetta chi non può tornare

 “E per addormentarmi penso che ti scriverei che non sapevo che il tempo non aspetta, davvero non lo sapevo, non si pensa mai che il tempo è fatto di gocce, e basta una goccia in più perché il liquido si sparga a terra e si allarghi a macchia e si perda. E ti direi che amo, che amo ancora, anche se i sensi sembrano stanchi, perché lo sono, e quel tempo che era così rapido e impaziente, ora è lunghissimo da passare in certe ore del pomeriggio, soprattutto sul fare dell’inverno, quando se ne va l’equinozio e la sera cala a tradimento e le luci che non aspettavi si accendono nel villaggio. (…) E ti direi di altri fiumi che abbiamo guardato insieme pensando che essi scorressero soli, senza accorgerci che noi scorrevamo con loro. E ti direi che ti aspetto, anche se non si aspetta chi non può tornare, e per tornare ad essere ciò che fu dovrebbe essere ciò che fu, e questo è impossibile”.