domenica 21 aprile 2013

strade di città


Ti vorrei cantare a tutti i venti, vorrei chinarmi e sussurrare alle tue pozzanghere primaverili. Vorrei accarezzare i tuoi condomini grigi, brutti, con le cipolle infilate nelle calze di nylon sui balconi, con le pezze azzurre sfilacciate che coprono le tue vergogne. Vorrei stamparmi contro ogni vetro di ogni appartamento e lasciare le tracce di un bacio al vino per ogni vecchietta vestita di nero che conta i passanti e parla al figlio morto. Per ogni mamma che aspetta i bambini a casa mentre si accarezza il segno dello schiaffo del marito sulla guancia triste. Per ogni papà che svaccato sul divano bestemmia contro il telegiornale mentre si gratta la pancia.
Vorrei accarezzare i tuoi cani randagi dalle costole sporgenti che regnano intorno ai bidoni di immondizia sviscerati dai mendicanti. Vorrei accoglierti nel più caldo abbraccio, tessere una coperta colorata e avvolgerti, cullarti e coccolarti, amore della mia infanzia, amore della mia vita… la strada più brutta, più grigia, più crudele della mia città. Il quartiere dei ladri, nessuno vorrebbe vivere con te. Hanno paura a parlare al telefono per strada la sera, hanno paura di essere derubati, violentati, picchiati nel buio dei tuoi vicoli. Viviamo insieme a piccioni malati, ratti sanissimi, odore di piscio nei portici e siringhe sotto i piedi. Viviamo così e … oh sì sappiamo amarti. Io so amarti, so amare la tua asimmetria sporca e quadrata. Hai portato al surrealismo tutto quello che si dice dell’urban trash. E io ti amo per questo e non voglio colori nuovi per te. Tu sei il ritratto di me, di quello che ero da bambina, sei quella bambina sola e triste che passava ore a guardare giù dalla finestra. Hai impresso le tue linee dentro di me, hai dato forma a quella che sono o forse io ho dato la forma a te.
Tutti i colori e l’armonia della lontana Europa svaniscono nei ricordi, sembrano un film visto anni fa dopo aver fumato della cannabis. Resti solo tu con la tua crudeltà. La bruttezza di una bambina che nessuno ama. La solitudine di una madre che accoglie le siringhe dei figli nel grembo ridotto a brandelli.
Tu sei dentro di me e ti canto con un lamento e ti amo con profondità. Non troveremo mai la gioia dell’arcobaleno, ci hanno tagliato i pochi alberi sui marciapiedi. Ma troveremo la pace nella nostra bruttezza. La piccola bambina che guarda triste dalla finestra del quinto piano e tu.. la via più brutta del mondo.

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