mercoledì 27 agosto 2014

1352

quando aspetti una cosa per troppo tempo (e per troppo intendo circa 2 anni), è molto facile che una volta avveratasi ti faccia venire la nausea, ti deluda, ti faccia dire "e adesso? che cazzo me ne faccio?"
Questa cosa è talmente banale da essere vera. Talmente vera da essere banale. Io sono banale nella maggior parte delle mie espressioni vitali. Questa volta però no. Questa volta le aspettative sono un vago ricordo. Questa volta ne è valsa la pena. Ho questa cosa che sta crescendo dentro che se va avanti così fra un po' esplodo. Sembra tutto di un colore diverso, di un colore bello, di un profumo dolce. Non ho più voglia di essere acida, ho invece voglia di abbracciare tutto il mondo ed essere carina anche con chi mi sta sul cazzo e vorrei dare una parte della mia felicità a tutto il mondo e voglio che siano tutti felici insieme a me, come me, con me o senza di me. 
Tutto questo quando ho abbandonato l'attesa. O meglio quando ho deciso di abbandonarla ed ho intrapreso il lungo cammino verso il non-me-ne-frega-più-un-cazzo. Il tutto è scoppiato sotto le stelle, sotto la musica e sotto una buona dose di alcol. Il tutto è esploso in una tenda che ha contenuto l'intero universo. 
La felicità ha un nome. Il mio nome. Io sono felice. Felice come mille ragazzine felici, stupida come una lettrice di Cioè, ho dei cuori al posto degli occhi, ho un arcobaleno al posto del sorriso e ho un orgasmo al posto del cervello. 
ecco.

Nessun commento:

Posta un commento