domenica 7 maggio 2023

07.05.2023


Ho deciso di iniziare questo diario per te, ma soprattutto per me. Perché ho la sensazione di essere invisibile, ho il terrore che domani mi sveglierò e tu avrai vent’anni e tutti questi piccoli momenti belli, brutti, difficili, disperati e tenerissimi verranno persi nell’oblio. Non so se ho una malattia degenerativa o se è normale essere così smarriti. Mi dimentico tutto, dalle cose vecchie alle cose nuove, non padroneggio più il linguaggio e quando parlo sembro affetta da una qualche sindrome rincoglionente o forse, più semplicemente, sembro un’analfabeta.

Non ho più il tempo per leggere.

Non più il tempo per pensare a cose belle, edificanti, sviluppanti.

Tutti i miei pensieri si aggirano continuamente intorno alle cose da fare, pulire, lavare, cambiare, riordinare, cucinare e, nelle pause, litigo mentalmente con tuo padre.

Ho deciso quindi di iniziare questo diario e spero di avere sufficiente costanza. Spero che tu inizi a dormire per più di trenta minuti alla volta e spero di imparare a sbattermene del porcile in cui viviamo.

Ho scritto diari per anni, diari scritti in teneri quadernetti, diari scritti in quaderni più adulti, diari scritti su un floppy disk che ormai nessuno potrà rileggere, diari scritti sul web, diari scritti su word e poi dimenticati nei meandri degli incasinati terabyte di hard disk che non funzionano più.

Considerando che non voglio prendere la Sertralina che mi hanno prescritto per calmare un po’ il sistema nervoso, che non voglio bere più di un bicchiere di vino al giorno, perché ti starei ancora allattando e mi sembra disonesto iniziarti all’alcolismo all’età di sette mesi, considerando che i cannabinoidi sono diventati per me fonte di orribili paranoie e trip bruttissimi (roba che con quattro tiri di spinello, inizio a svalvolare e partire per spirali di infantili paure e insensate paranoie paralizzanti), mi è venuto in mente che, da giovane, la scrittura era l’unica cosa che mi salvava dalla solitudine, dalla sensazione di non esistere, dalle paure, malinconie, tristezze. Nonostante abbia appurato da tempo di non avere talento nella scrittura, nonostante abbia abbandonato da tempo il sogno di diventare scrittrice, critica letteraria o traduttrice letteraria, nonostante il mio vocabolario si sia ristretto per mancanza di stimoli, nonostante il mio senso dell’umorismo e cinismo abbiano perso parecchio smalto, trovo ancora nella scrittura uno dei modi migliori per tranquillizzarmi e tornare a me stessa.

Eccomi dunque mio piccolo botolo, ti uso come destinatario non senziente delle mie righe.

La giornata è iniziata intorno alle 5. Tu dormivi accanto con indosso questo pigiamino con gli alci che ti hanno passato le cuginette francesi e che ti va già piccolo, ma viste le ristrettezze cerco di prolungare la vita utile di ogni oggetto. Mi sono resa conto stanotte che era decisamente ora di tagliarti le unghie dei piedi, perché mi hai graffiato la pancia tutta la notte. Ti agiti come un forsennato mentre dormi. O meglio, passi da momenti in cui agiti gambe, braccia e testa a momenti in cui ti adagi e dormi come un piccolo animaletto guanciuto.

Ecco che ti sei svegliato…

Finisco per il momento.

 

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