giovedì 6 ottobre 2016

verfremdungseffekt

Devo essermi fatta un bagno in una vasca di anestetico fortissimo.
Non ho paura dove dovrei avere paurissima. Dormo sogni profondi e bui, le immagini sfocate si dileguano in 4 secondi. È come se tutto questo non stesse succedendo a me. Come se la vita non mi stesse crollando addosso. Come se fosse solo un film o il racconto di una vita di qualcuno di cui non me ne frega poi più di tanto. Forse questa è la verità: la mia vita è il racconto di qualcuno di cui non me ne frega poi tanto.
Esisto nella avvolgente tenerezza di questa luce dorata autunnale e non voglio che questa sensazione di estraniazione dalla mia stessa esistenza passi. Ho ormai appurato da tempo di non essere in grado di gestire le situazioni reali, che sono nata per fuggire dai dolori del giovane Werther (e anche da tutti gli altri dolori, se è per quello). Non fosse che sono una ragazzina mediocre probabilmente, anzi sicuramente, sarei diventata una tossica. Sfuggire alla realtà è l’unico modo possibile per sopravvivervi, almeno per me. Non sono una lottatrice, sono un gatto pigro e lento. Voglio continuare a riuscire a guardare da fuori la mia vita. come fosse un curioso acquario.


Life in a glass house. 

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