martedì 10 maggio 2022

superare l'imbarazzo

situazione:

ora di pranzo, fame colossale.

Ho il mio zainetto con dentro il mio contenitorino con dentro del pollo che sto mangiando da 5 giorni ormai.

All'ora di pranzo, generalmente, il mio ufficio si svuota e io resto in perfetta solitudine a guardare propaganda live del venerdì precedente (ormai è come una serie, una puntata di Propaganda mi dura una settimana di pause pranzo). Idillio + possibilità di uscire mezz'ora in anticipo + risparmio materiale e spirituale nell'evitare i pranzi con i colleghi che mi svuotano tasche e spirito. 

oggi: l'archistar milanese, con un culo che cerco di non guardare perché non vorrei che, per errore, questa terribile visione attraversasse la placenta ed arrivasse all'ancora troppo fragile psiche di mio figlio (ché, lasciatemelo dire e insultatemi per il body shaming, ma cazzo: la sartoria seriale di cui il mondo occidentale è ampiamente fornito, permette di nascondere o mimetizzare o quanto meno non sottolineare certe parti del corpo che renderebbero tristi i cultori del bello di qualsiasi epoca ed appartenenza. Quel culo largo, basso e piatto che ti fa venire voglia di cavarti gli occhi, per non vedere), resta inchiodata alla sua scrivania in attesa di un altro suo simile con cui aveva un "working lunch" e che, da uomo non soggetto ai manierismi del sessismo e buona educazione, arriva con un'ora di ritardo. Io, nel mentre, sto disintegrandomi le pareti intestinali per la fame e l'angoscia di non dar da mangiare al botolo. 

Dilemma: io odio mangiare di fronte a persone che non mangiano. Soprattutto se si tratta di pollo al forno per il quale manco mi sono portata le posate, sapendo che avrei inscenato il little Neanderthal a Trevenz. Non posso proporle di condividere il pranzo per ovvie ragioni, ma non posso nemmeno non mangiare e non ho più il tempo di prendere la macchina e appartarmi in un campo vicino in compagnia di nutrie autoctone. Tra 20 minuti arriva una mia riunione, lunga e noiosa, durante la quale mi sarà estremamente difficile consumare il mio pollo di 5 giorni fa. 

Devasto morale.

Vado in bagno, mi sciacquo la faccia, mi guardo allo specchio e mi dico: sei una madre ora, sei responsabile della corretta crescita di tuo figlio che stai già comunque compromettendo, dandogli da mangiare solo pollo per giorni, se poi lo privi anche di quello, sta certa che uscirà un piccolo nigga incazzato e con un'atavica voglia di pollo fritto. 

Torno.

Metto le cuffie.

Attacco Propoganda.

Mangio il pollo.

Con le mani.

Io!

La piccola, fragile e tenera panzerotta, afferro il pollo con le mani e lo divoro senza battere ciglio, aiutandomi con le dita ad estrarre le fibre dalle fughe tra i denti. 

E' proprio vero che la maternità ci cambia, perdincibacco. Solo che, nel mio caso, è evidente che il cambiamento è decisamente peggiorativo.

amen. 

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