giovedì 19 settembre 2013

Madison County



Le piastrelle erano fredde.  E bianche. Paura di amare. Paura di stare male? È banale. Sono frasi banali “ho paura di innamorarmi perché ho paura di stare di nuovo male come le altre volte” o frasi banali come “è valsa la pena stare male per quel poco di felicità che ho avuto”. No. Non ne è valsa la pena. Il male era troppo e il bene si è cancellato nel male. Il dolore era troppo forte. E poi ti ritrovi in questo appartamento quasi perfettamente pulito e seduta sulle piastrelle bianche e fredde ti rendi conto della tua solitudine fisica. Il silenzio. Le lacrime salate che bruciano il viso. La birra amara che brucia il fegato. Le sigarette che bruciano la gola. Brucia tutto. Solo le ceneri non bruciano più. Le ceneri di amori ormai sepolti. E resta solo l’amarezza. Di aver sprecato. Di aver pianto per gente che non esiste più... poi ti viene in mente uno sguardo lungo 4 nanosecondi e lungo tutta una vita che poteva esserci. E cominci a picchiare con il palmo contro le piastrelle bianche e fredde. Ma sì... è la vita che finisce, ma lui non ci pensò poi tanto... è una vita sprecata anche quella. Una vita bruciata in uno sguardo. Uno sguardo che poteva essere l’inizio di una vita  e invece è stato la fine di un sogno.

Bisogna lottare sembra. Bisogna costruire la felicità. Granello di sabbia, uno sopra l’altro.. un castello di sabbia tenuto insieme da un mare di lacrime. Di gioia e di dolore. Ma io ho paura. Paura perché la vita non è un film con Clint Eastwood. La vita è questa e io rovino sempre tutto, le altre persone rovinano sempre tutto. E le buone intenzioni piene di pazienza, energia positiva e amore si consumano quando entrano delle persone vere nel campo energetico. Tutto rimane perfetto nel mondo immaginario. In quello vero è tutto molto più stupido e ridicolo.


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